Anche Vittorio Feltri contro la legge bavaglio. Il giornalista berlusconiano non ci sta: «la stampa non è il custode della segretezza».
di Emiliano Biaggio
Il ddl intercettazioni è «pericoloso per la democrazia e non solo per la nostra categoria». Lo afferma il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, secondo cui la legge «non ha come scopo di scongiurare gli abusi nella pubblicazione dei testi delle intercettazioni, ma esprime insofferenza per la libertà di stampa che dovrebbe preoccupare tutti». Per de Bortoli se l'obiettivo del ddl ancora in itinere fosse solo quello di tutelare la privacy, «le parti coinvolte nei procedimenti giudiziari potrebbero accordarsi sul non depositare negli atti i passaggi delle intercettazioni non rilevanti ai fini del procedimento». Ma a bocciare il provvedimento della maggioranza non è solo de Bortoli, voce da sempre critica nei confronti di Berlusconi. A dire "no" al ddl intercettazioni anche Vittorio Feltri, giornalista e uomo vicino al premier da sempre ma dal quale prende le distanze adesso, dopo aver letto il contenuto del disegno di legge. Feltri - direttore del Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi e vicino alle posizioni del governo - denuncia «l’intenzione di metterci nell’angolo e zittirci». In tema di riservatezza, «basterebbe imporre ai pm di trattare solo le intercettazioni con rilevanza penale e distruggere tutto il resto». Inserire negli atti "il superfluo", quanto cioè non serve ai fini d'indagine, «è un invito a nozze per la stampa, che non è il custode della segretezza e a cui non spetta il compito di fare la cernita». Feltri, come suo solito non le manda a dire, ma al contrario lancia messaggi chiari: il primo è che la stampa «non è il custode della segretezza». Tradotto, la stampa è libera. Libera di riportare, per dovere di cronaca e d'informazione, tutto quanto può essere utile ad una più ampia e completa informazione. Secondo messaggio: se determinate frasi vengono riportate è per responsabilità dei magistrati. Qui però Feltri rischia di fornire ulteriori scuse di intervento a chi da sempre attacca - oltre che la stampa - anche la giustizia. Terzo messaggio di Feltri: Berlusconi e la sua squadra intendono zittire i mezzi di informazione. Eccolo il bavaglio, visto e denunciato anche da chi è pagato dalla famiglia Berlusconi. Anche Feltri dice "no" alla legge bavaglio.
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