Nel sottosuolo oro, rame, litio, petrolio e gas. E già le compagnie straniere pensano al loro sfruttamento.
di Emanuele Bonini
Il suolo afghano nasconde un tesoro. Un tesoro di risorse naturali: oro, gemme, rame, ferro e litio. Un "bottino" da mille miliardi di dollari (all'incirca 810 miliardi di euro), che può fare dell'Afghanistan - paese fino a oggi tra i più poveri al mondo - uno stato una nazione importante. Ancor più importante e strategico di quanto non lo sia oggi. A dare la notizia di questo Eldorado asiatico i geologi assoldati dal Pentagono, che avrebbero rilevato la presenza delle risorse naturali studiando vecchie carte tracciate dai sovietici ai tempi della campagna afghana. Quanto incide questa improvvisa ricchezza dell'Afghanistan? Al momento difficile dirlo, ma è certo che «ci sono potenzialità sensazionali», sostiene David Petraeus, capo delle Comando centrale dell'esercito degli Stati Uniti. Un messaggio chiaro per l'amministrazione Usa, sempre più intenzionata a disimpegnarsi. Adesso restare vorrebbe dire garantirsi la gestione e il controllo di queste ricchezze, se effettivamente ci sono. Perchè se da una parte la rilevazione può sembrare un tentativo per convincere Obama a restare, dall'altra il presidente afghano, Ahmid Karzai, non ha nascosto che la sfida sarà far partire lo sfruttamento industriale delle risorse minerarie. Allo stato attuale l'Afghanistan da solo non sarebbe in grado di sfruttarle completamente. Forse neanche a livello inziale. Qui le compagnie straniere potrebbere avere un ruolo chiave. E infatti è pronta la corsa delle grandi compagnie per lo sfruttamento delle nuove risorse. Che non sono "solo" oro, rame, ferro e litio: nel paese dei talebani sono stati scoperti anche giacimenti di gas e petrolio, soprattutto al confine settentrionale con le ex repubbliche sovietiche. Le corporation si preparano, i governi anche. L'Afghanistan appare destinato a dipendere dai voleri di soggetti stranieri.
di Emanuele Bonini
Il suolo afghano nasconde un tesoro. Un tesoro di risorse naturali: oro, gemme, rame, ferro e litio. Un "bottino" da mille miliardi di dollari (all'incirca 810 miliardi di euro), che può fare dell'Afghanistan - paese fino a oggi tra i più poveri al mondo - uno stato una nazione importante. Ancor più importante e strategico di quanto non lo sia oggi. A dare la notizia di questo Eldorado asiatico i geologi assoldati dal Pentagono, che avrebbero rilevato la presenza delle risorse naturali studiando vecchie carte tracciate dai sovietici ai tempi della campagna afghana. Quanto incide questa improvvisa ricchezza dell'Afghanistan? Al momento difficile dirlo, ma è certo che «ci sono potenzialità sensazionali», sostiene David Petraeus, capo delle Comando centrale dell'esercito degli Stati Uniti. Un messaggio chiaro per l'amministrazione Usa, sempre più intenzionata a disimpegnarsi. Adesso restare vorrebbe dire garantirsi la gestione e il controllo di queste ricchezze, se effettivamente ci sono. Perchè se da una parte la rilevazione può sembrare un tentativo per convincere Obama a restare, dall'altra il presidente afghano, Ahmid Karzai, non ha nascosto che la sfida sarà far partire lo sfruttamento industriale delle risorse minerarie. Allo stato attuale l'Afghanistan da solo non sarebbe in grado di sfruttarle completamente. Forse neanche a livello inziale. Qui le compagnie straniere potrebbere avere un ruolo chiave. E infatti è pronta la corsa delle grandi compagnie per lo sfruttamento delle nuove risorse. Che non sono "solo" oro, rame, ferro e litio: nel paese dei talebani sono stati scoperti anche giacimenti di gas e petrolio, soprattutto al confine settentrionale con le ex repubbliche sovietiche. Le corporation si preparano, i governi anche. L'Afghanistan appare destinato a dipendere dai voleri di soggetti stranieri.
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