Tuesday, 15 June 2010

Rebus elettorali in Belgio e Paesi Bassi

Nel regno d'Orange un testa a testa tra liberali e laburisti, nella Belgique vincono i fiamminghi indipendentisti. In entrambi i paesi la difficoltà di dare un volto politico alla nazione.

di Emiliano Biaggio

Elezioni "da urlo" in Paesi Bassi e Belgio: dalle urne escono due paesi profondamenti divisi e spaccati. Nei Paesi Bassi il Partito liberale (Vvd) di Mark Rutte, con 31 seggi sui 150 della Camera bassa, è la prima forza nazionale, seguito dal Partito laburista (Pvda) di Jacob Cohen con 30 seggi. Nessuno ha i numeri per formare un governo, e adesso l'ago della bilancia il Partito per la libertà (Pvv), con 24 seggi e vero vincitore delle consultazioni olandesi: la formazione di estrema destra di Geert Wilders passa da 9 a 24 seggi. Anche se nessuno ne vuole parlare esplicitamente, insomma, la possibilità di un coinvolgimento dell'estrema destra nel governo - al limite con un appoggio esterno - è una delle possibilità sul tavolo. L'ipotesi di una "grande coalizione", che metta insieme liberali, laburisti, ecologisti (10 seggi) e i centristi di D66 (10), non viene ancora oggi scartata del tutto ma appare improbabile. La regina Beatrice ha avviato le consultazioni per capire chi potrà essere in grado di formare un governo, ma si pensa ci vorranno mesi per costituire il nuovo esecutivo.
Non meno spinosa la questione belga: primo partito infatti è N-Va (Nuova alleanza per le Fiandre) del separatista fiammingo Bart De Wever, che alla Camera avrà 27 seggi su 150, uno in più dei socialisti (Ps) di Elio di Rupo. Una situazione analoga a quella dei Paesi Bassi, come risultato delle urne, ma profondamente diverso: la N-Va vince al nord - fiammingo - mentre il partito socialista al sud - francofono. Le urne sanciscono quindi la spaccatura in due sempre più marcata in questi ultimi anni tra una maggioranza francofona che vuole un Belgio unito e una minoranza fiamminga molto più ricca che spinge per la secessione. Perdono terreno tre partiti: le due formazioni leberali, l'Mr francofono e l'Open-Vld fiammingo (che avranno rispettivamente 18 e 13 seggi, perdendone cinque ciascuno), e il Vlaams Belang, paritito di estrema destra separatista e xenofobo, che ottiene 12 seggi e ne perde anch'esso cinque. Stabili i verdi francofoni di Ecolo (8 seggi), mentre aumentano i consensi dei loro 'cugini' fiamminghi, i Groen! (5 seggi). Insomma, un paese diviso in due e con partiti analoghi nelle altrettante zone linguistiche, e non a caso nelle Fiandre si può votare solo per le liste fiamminghe, in Vallonia solo per quelle francofone. Solo nella regione bilingue di Bruxelles-capitale gli elettori hanno la possibilità di scegliere fra partiti fiamminghi e francofoni, ma adesso i fiamminghi del nord chiedono l'abolizione della provincia "speciale". Dopo le consultazioni, il re Alberto II ha assegnato ad Elio di Rupo il compito di formare il nuovo governo. Di Lupo rassicura: «Il Belgio non è più sull'orlo dell'esplosione». De Wever, che ha accettato il mandato affidato all'avversario a aperto a di Lupo, ricorda che la riforma dello Stato è un «punto centrale dei negoziati» per formare il governo. Insomma, anche qui ancora tutto da stabilire.

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