L'allarme del presidente maldivese, che avverte: non sparirà solo l'intero arcipelago, perchè in futuro, per colpa del clima, finiremo tutto sott'acqua.
di Emiliano Biaggio
«Il mio paese è in grave difficoltà». Allo stato attuale «in 16 isole stiamo sfollando la popolazione per l'erosione delle coste» e «in 50 isole ci sono problemi idrici». Insomma, «la situazione è drammatica, e potremmo non sopravvivere come nazione alla fine del prossimo secolo». L'allarme è di Mohamed Nasheed, presidente delle Maldive, già protagonista del primo consiglio dei ministri (le Maldive sono una repubblica presidenziale) sott'acqua. Un atto, risalente a pochi mesi fa (ottobre 2009), con il quale si volle portare l'attenzione del mondo alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Oggi Nasheed torna ad avvertire del problema. Un problema non solo delle Maldive, ma del pianeta.
«Se non ci muoviamo ora in futuro vivremo tutti sott'acqua», avverte il presidente maldivese. Per questo, esorta, occorre ripensare il modello di vita e di sviluppo dell'intero pianeta. «Uno sviluppo a basse emissioni di carbonio è possibile». Come? Puntando sulle fonti presenti in natura. Come spiega Nasheed, «i combustibili fossili sono difficili da reperire, mentre il sole, il vento e il mare no». Rinunciare al petrolio, per il presidente delle Maldive, non è un dramma. «L'uomo non è più nell'età della pietra non perchè la pietra sia finita, ma perchè sono stati preferiti altri materiali». In ottica più moderna l'invito, neanche troppo implicito, è alla scelta di altre tecnologie. Il presidente delle Maldive indica quindi quelle che a suo giudizio sono le due direttrici da seguire in vista della conferenza mondiale sul clima di Cancun. In primo luogo un accordo tra chi vuole veramente un accordo vincolante con una formula "o dentro o fuori". Come spiega, «nel cercare soluzione condivise due paesi si accordano: ma se un terzo non è d'accordo, che si fa? Si abbassano le asticelle per includere il terzo stato. E se un quarto paese non è d'accordo con gli altri tre? Si abbassano ancora le asticelle». Questo, critica, «non è fare accordi, è diluire» gli obiettivi. L'idea è quindi quella di una specie di "club" che detti la linea: solo chi la sposa può avere diritti (magari in altri campi, come ad esempio quello commerciale). In secondo luogo, continua Nasheed, non bisogna badare ai governi: «Si ottengono risultati solo se si ascolta la gente comune, e non i politici» se è vero che «noi politici facciamo quello che ci chiede la gente». E alle Maldive come «in tutto il mondo» la gente chiede di «intervenire» contro i cambiamenti climatici, conclude Nasheed.
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