Calabrò, nella sua relazione a Montecitorio, boccia la legge bavaglio. Fini: «In una democrazia la libertà di stampa non basta mai».
di Emiliano Biaggio
«La libertà d'informazione è forse una libertà superiore alle altre costituzionalmente protette e va difesa da ogni tentativo di compressione». Il presidente dell'Agcom, Corrado Calabrò, manda un chiaro messaggio alla politica. E la politica lo raccoglie. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, risponde di rimando affermando che «un grande paese democratico ha bisogno di un'informazione forte, libera e autorevole. In un grande paese democratico la libertà di stampa non è mai sufficiente». Nelle fila del Pdl cresce la tensione tra finiani e berlusconiani, tanto che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio avrebbe ammesso di non poter più mediare, data l'ira di un Berlusconi sempre più accerchiato dalle critiche al ddl sulle intercettazioni. Di Fini si sapeva, del presidente della Repubblica si è saputo, ma adesso apprendere che anche l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sferri attacchi e critiche al provvedimento è per il premier troppo. Soprattutto se nella stessa occasione (relazione del Garante per la comunicazione alla Camera) parlino Calabrò e Fini, dando vita a "un asse". «L'Italia- aggiunge Fini- ha ancora necessità di ulteriori norme legislative che tutelino l'accesso ai mezzi di informazione. Non abbiamo alcun bisogno, invece, di tagli drastici all'editoria».
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