Il capo dello Stato: «Ci sono punti critici. Non spetta a noi indicare soluzioni».
di Emiliano Biaggio
«Vista la confusione che ancora colgo in certi commenti sulla stampa a proposito della legge sulle intercettazioni, posso ribadire che i punti critici della legge approvata dal Senato risultano chiaramente dal dibattito in corso e dal dibattito svoltosi alla Commissione giustizia della Camera, nonché da molti commenti di studiosi, sia costituzionalisti sia esperti della materia... E ovviamente quei punti critici sono gli stessi cui si riferiscono le preoccupazioni della presidenza della Repubblica, e non si è mancato di sottolinearlo nei rapporti con esponenti della maggioranza e di governo». Giorgio Napolitano esprime i propri dubbi sul ddl intercettazioni, lasciando intendere che i punti controversi che preoccupano tanti preoccupano anche il Quirinale. Questo significa che se il testo dovesse rimanere coì com'è il presidente della Repubblica difficilmente lo firmerà. «A noi- aggiunge il capo dello Stato- non spetta indicare soluzioni da adottare e modifiche da apportare. Valuteremo obiettivamente se verranno apportaté modifiche adeguate alla problematicità e maggioranza, nella conferenza dei capigruppo». Il Colle, insomma, aspetta. Si riserva di vedere se e come si metterà mano al testo licenziato dal Senato. Berlusconi è avvisato: così com'è il testo rischia di essere rinviato alla Camere. Se il premier non commenta, il deputato del Pdl e legale del premier Niccolò Ghedini afferma che sul ddl intercettazioni «la decisione tocca al Parlamento, per muovere certi rilievi si faccia eleggere», mostrando il nervosismo di una maggioranza impantanata su una questione che sta portando più critiche e ostacoli che altro. Napolitano «si ascolta e non si commenta» ammonisce Ghedini il presidente del Senato, Renato Schifani. «Credo che l’appello del capo dello Stato sia la sintesi a cui dobbiamo attenerci», afferma invece il capogruppo della Lega alla Camera Marco Reguzzoni. «Abbiamo assolutamente stima di Napolitano cercheremo di seguire le sue indicazioni mettendo la manovra prima di tutto», aggiunge. La Lega, di fatto, si sfila da una situazione sempre più insostenibile e da un provvedimento non voluto perchè non rientrante nel programma e nelle strategie del Carroccio. Berlusconi dal canto suo promette modifiche al testo, ma «cambiamenti minimi», perchè - sbotta - «non accetteremo né tutte le richieste del Quirinale, né tantomeno quelle di Fini». Insomma, a palazzo Chigi si lavora per quei piccoli ritocchi che possano eliminare ogni bocciatura, ma l'ostacolo resta. Il ddl potrebbe a questo punto slittare a settembre, ma al Colle questo interessa poco. Politicamente è decisamente un problema di Berlusconi.
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