Friday, 16 July 2010

Clima. Tra scettici e allarmisti un problema non nuovo ma ancora tutto da risolvere

Il dibattito scientifico anima anche le politiche tra Stati. Che non accettano dictat in nome di semplici teorie. Soprattutto dopo i dati "gonfiati" dell'Ipcc.

di Emiliano Biaggio

Mutamenti climatici e loro conseguenze: un tema che divide scienziati e governi, per una questione ambientale e politica. Ammesso che la questione si ponga. Per alcuni - gli “allarmisti”, sicuri dell’esistenza del problema – il mutamento del clima è una realtà da contrastare; altri – i “negazionisti”- sono invece convinti che il surriscaldamento del pianeta non ci sia e che sia anzi un’invenzione. In mezzo ci sono i “clima-scettici”, che riconoscono l’esistenza in atto di cambiamenti climatici ma che ritengono non siano tutto frutto dell’attività umana: sostengono, infatti, che tali mutamenti in atto dipendano principalmente da fenomeni naturali quali variazione dell’eccentricità dell’orbita terrestre, dell’angolo di inclinazione dell’asse terrestre, della linea di precessione degli equinozi, macchie solari, radiazione cosmica, emissioni vulcaniche. I "clima-scettici", inoltre, ritengono che le conseguenze del surriscaldamento del pianeta possano non avere una ripercussione cataclismatica come qualcun altro sostiene. Il tema, insomma, fa discutere. E il confronto-scontro si è acutizzato dopo che l’Ipcc, il Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici, ha pubblicamente riconosciuto di aver pubblicato e diffuso dati non corretti. Infatti se in un primo momento l’organismo Onu, nel rapporto del 2007, ha avvertito che «se la tendenza al riscaldamento climatico resta quella attuale, i ghiacciai dell’Himalaya si scioglieranno entro il 2035, e forse anche prima», poi lo stesso organismo ha dovuto fare marcia indietro: Chris Field, direttore del gruppo di studio responsabile del rapporto criticato, ha riconosciuto l’errore e ha detto che l’Ipcc renderà pubblico un nuovo studio con date diverse. Nel frattempo Yao Tandong, un glaciologo specializzato nell’altopiano del Tibet, ha indicato che al passo attuale i ghiacciai himalayani si scioglieranno per il 30% entro il 2030, per il 40% entro il 2050 e per il 70% entro la fine del secolo. Sin dall’inizio in molti avevano giudicato «catastrofista» l’allarme dell’Ipcc contenuto nel documento, specie i “clima-scettici”, e la revisione da parte dell'Ipcc dei propri dati ha infiammato il dibattito. Va detto che il ruolo principale dell’Ipcc è quello di valutare scientificamente l’informazione tecnico-scientifica e socio-economica per comprendere il fenomeno del cambiamento climatico, i suoi possibili impatti e in particolare i rischi per l’uomo ad essi associati, nonché le eventuali misure di risposta di adattamento e mitigazione da mettere in atto. (1. Continua)

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