Sunday, 18 July 2010

I cambiamenti climatici: tra scettici e allarmisti un problema non nuovo e ancora tutto da risolvere (3)

Il dibattito scientifico anima anche le politiche tra Stati. Che non accettano dictat in nome di semplici teorie. Soprattutto dopo i dati "gonfiati" dell'Ipcc.

di Emiliano Biaggio

Ipcc screditato e Unfccc con un segretario dimissionario: così ci si avvicina al vertice mondiale sul clima di Cancùn del prossimo novembre. Lì il rischio è che i governi, specie quelli dei paesi emergenti, sposino le tesi degli scettici o dei negazionisti, “azzerando” quanto fatto finora. Francesco Rutelli, presidente di Alleanza per l’Italia, ha avuto modo di dire che «non siamo catastrofisti nè ci arruoliamo nel partito degli scettici. Ma crediamo che cercare il consenso sulle politiche ambientali, calcando la mano sul disastro o sottovalutando strumentalmente i cambiamenti climatici sia un errore imperdonabile». Con queste parole Rutelli riconosce l’esistenza di fronti contrapposti sulle questione climatiche. Ma allo stesso tempo, invitando a non sottovalutare i cambiamenti climatici, riconosce l’esistenza del fenomeno in atto. Rutelli, in sostanza, riassume e sintetizza l'ormai quasi ventennale dibattito sul clima, fatto di accuse reciproche, diffidenze, mancanza di volontà nel trovare una soluzione comune. E che ancora oggi continua a far discutere. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, non nasconde i propri dubbi e le proprie perplessità: «Non sono certo che a Cancùn si possa raggiungere un accordo globale e vincolante» sul clima. Per ottenerlo «va fissato il principio secondo cui ci sono diverse responsabilità, ma un’unica una responsabilità comune», per cui «ognuno deve fare la propria parte». Un principio di fatto che non mette sullo stesso piano paesi in via di sviluppo e paesi industrializzati, che dovranno stabilire se il problema climatico esiste per tutti e in che misura ripartire i rispettivi impegni. Il clima, insomma, continuerà a far discutere. (3. Fine)

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