Thursday, 30 September 2010

Berlusconi senza maggioranza, governo instabile

La Camera vota la fiducia sui cinque punti, ma a vincere è Fini. Che si dimostra determinante. Con il premier ostaggio anche dell'Mpa e alla prese con i malumori della Lega. Che invoca il voto.

l'e-dittoreale*

Il governo c'è ancora, ma non la sua maggioranza. Il voto di fiducia di Montecitorio sui cinque punti chiesto da Silvio Berlusconi per fare chiarezza - sia pur parziale - sulla situazione in atto, regala al presidente del Consiglio e al governo una maggioranza numerica e non politica, per quello che si configura come vero e proprio mosaico politico tutta da costruire. Al termine di mesi di tensioni, sospetti e attacchi reciproci e fratture interne al centrodestra, Berlusconi sa adesso che potrà continuare a lavorare, ma sa anche che dovrà trovare di volta in volta l'intesa con i finiani e con l'Mpa di Lombardo, altro schieramento con cui Berlusconi ha rapporti tesi. Dei 342 voti ottenuti in aula a Montecitorio, 40 sono di Futuro e libertà e Mpa (rispettivamente 35 e 5), il che porta il premier ben lontano dai 316 deputati richiesti per avere la maggioranza alla Camera e la certezza di non subire brutti scherzi. Il ramo del parlamento, quello stesso parlamento che Berlusconi vede «libero e forte» come dice in Aula, gli garantisce numeri per andare avanti; resta da capire però fino a quando. Perchè se la prova del voto è stata superata, resta la situazione di profonda incertezza in cui il presidente del Consiglio si trova. Nuove alleanze, altri e diversi interlocutori, precari equilibri e innumerevoli incognite animano uno scenario imprevedibile e mutevole degno di un caleidoscopio. Berlusconi ha chiesto il voto di fiducia per capire dove e come potrà muoversi: lo strappo con Gianfranco Fini lo ha reso più instabile, soprattutto adesso che i voti dei finiani serviranno, mentre l'accresciuto peso della Lega lo ha fatto anche ostaggio dell'amico e alleato Umberto Bossi. Sempre che Bossi amico e alleato lo sia ancora. Il leader del Carroccio riconosce che «la strada è stretta». Adesso «è dura ma ce la faremo», anche se «a lungo termine non regge niente. Non c'è niente di eterno». Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera, sembra avvertire Berlusconi quando dice che «La Lega è già in campagna elettorale». Ed è proprio il leader della Lega, Bossi, che alla fine lo scandisce chiaramente: «Nella vita è meglio la strada maestra e la strada maestra è il voto». Del resto i leghisti già in precedenza non avevano fatto mistero delle proprie preoccupazioni per un eventuale prosieguo delle legislatura alla continua ricerca dei deputati mancanti, col timore di poter cadere da un momento all'altro. Per Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, Berlusconi sconta il fatto di aver raccontato «quindici anni di favole», e quella voluta dal premier è «una fiducia messa per debolezza». Per Berlusconi, che pure respinge le critiche dell'opposizione, sarà dura smentire il segretario del Pd, dato che da Montecitorio capo di governo e governo escono se non sconfitti ridimensionati e con un futuro del tutto incerto.



*(poi editoriale della puntata del 3 ottobre 2010 di E' la stampa bellezza, in onda su RadioLiberaTutti)

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