Wednesday, 8 September 2010

Primi effetti del "modello Marchionne", Federmeccanica disdice contratto nazionale.

L'associazioned degli industriali recede unilateralmente dall'accordo di categoria siglato nel 2008, la Fiom sempre più ai margini.

di Emiliano Biaggio

Federmeccanica recede dal contratto collettivo dei metalmeccanici del 2008, l'ultimo firmato da tutti i sindacati compresa la Fiom. Con una mossa a sorpresa l'associazioned degli industriali stabilisce che dal primo gennaio 2012 quel contratto perderà dunque i suoi effetti. In questo modo la federazione dell'industria metalmeccanica si mette al riparo da eventuali ricorsi nei confronti dei contenuti dell'accordo Fiat di Pomigliano (firmato da Fim, Uilm, Fismic e Ugl). Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, parla di «diktat di Marchionne», l'ad della Fiat che unilateralmente ha deciso di uscire da Federmeccanica per non sottostare a vincoli ritenuti insostenibili dal Lingotto. Per Landini non sorprende la decsione di Federmeccanica: «Questa discussione- sostiene - ha subito un'accelerazione perché la Fiat ha minacciato che senza le deroghe sarebbe uscita dall'associazione, ma meccanismi di confronto sotto diktat alla lunga non aiutano neanche le imprese». Gli industriali, com'era facile immaginarsi, si schierano con Federmeccanica. Per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, «la disdetta è solo una questione tecnica», è «un atto di chiarezza». Minimizza anche il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui «va ridimensionato il significato della decisione di Federmeccanica» di disdettare il contratto nazionale del gennaio 2008. Per il titolare del dicastero che si occupa, tra l'altro, anche di Lavoro (oltre che a salute e politiche sociali) la decisione di Federmeccanica «è un atto assolutamente formalistico di un contratto che nemmeno è stato applicato, utile probabilmente soltanto per dare maggiore certezza al contratto che è in vigore, che non fu sottoscritto dalla Fiom che è molto più conveniente di quello che è stato disdetto». Sacconi prova a rassicurare: «Per i metalmeccanici non cambia assolutamente nulla anzi, probabilmente, viene conferita maggiore certezza in termini formali». Dal minsitro nessun accenno o riferimenti ai termini sostanziali, che contano eccome, forse anche più delle mere formalità. Per Fiom la decisione di Federmeccanica è «uno strappo alle regole democratiche», e il sindacato dei metalmeccanici ha già proclamato 4 ore di sciopero. Intanto a livello sindacale è scontro: il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, sostiene che la decisione di Federmeccanica è di fatto dovuta. «Non poteva che essere così per allineare il contratto di lavoro, quello siglato pochi mesi fa, con l'accordo fatto per Pomigliano». E la decisione presa è colpa della Fiom, perchè «a loro non va bene nulla, innalzano solo barricate». Parole che costano a Bonanni fischi e contestazione alla festa del Pd di Torino, ma che soprattutto sanciscono lo sfaldamento interno alla classe sindacale che non giova ai lavoratori del settore e che, vicecersa, rafforzano una classe industriale che sempre più rivede da sola (anche se gode dell'appoggio, tacito o meno, della classe politica) le regole del diritto del lavoro.

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