La Lega cifre non ne dà e Tremonti dice: «Sulle regioni non siamo ancora pronti per dire cosa diamo loro».
di Emiliano Biaggio
Federalismo fiscale: per la Lega quasi una parola d'ordine, per il governo un impegno, per ministro dell'Econonomia ed enti locali, forse, un rompicapo. Perchè tra proclami, promesse e rassicurazioni, mancano - ancora - numeri netti e definitivi sul costo del federalismo. Quel che è certo, e lo ha detto il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, leghista e federalista convinto, è che il federalismo rfiscale assegna ai Comuni le tasse sugli immobili, introducento il principio di responsabilità. Il federalismo fiscale, ha spiegato Bossi, dunque «serve per cambiare dalla finanza derivata dove lo Stato incassa tutte le tasse e paga a piè di lista i livelli istituzionali che spendono». D'accordo, ma in "soldoni", questo cosa significa? Giulio Tremonti ha dovuto ammettere che non lo sa, almeno per quanto riguarda il capitolo regioni. «Sulle regioni non siamo ancora pronti per dire cosa diamo loro in termini di finanza locale», ha detto. Il titolare del dicastero di via XX settembre ha spiegato che il federalismo dà «poteri fiscali statali ai territori. Pensiamo di ritirare i 15 miliardi che i comuni richiedono come finanziamenti, ma di dare loro 15 miliardi di titoli di finanziamento proprio». Insomma, come si articolerà il federalismo fiscale? Criteri ancora non sono stati fissati, e cifre ancora non sono disponibili, ma una qualche idea del “peso” che assumerà il fisco nelle varie regioni si può dedurre dall’analisi delle risorse attualmente attribuite agli enti territoriali sotto forma di trasferimento. Come si legge nel documento della commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, «dovrà essere attribuita la titolarità del gettito ai diversi comparti degli enti territoriali».
I dati forniti dalla commissione, va detto, fanno riferimento al 2008. Ad ogni modo in termini di entrate complessive (tributi propri, compartecipazione Iva, trasferimenti), e’ la Lombardia a primeggiare, con 23,7 miliardi di euro, di cui 1,5 miliardi da trasferimenti dalle amministrazioni centrali. Nettamente distanziato il Lazio, con entrate totali per 13,5 miliardi, 1,1 dei quali provenienti dalle amministrazioni centrali. Seguono Campania (entrate complessive di 12,2 miliardi, che però riceve dalle amministrazioni centrali ben 4,8 miliardi), Veneto (10,2 miliardi, 0,9 dei quali dal centro) ed Emilia Romagna (10 miliardi di entrate complessive, con trasferimenti dal centro pari a 1 miliardo). In base ai numeri a oggi disponibili quanto peserà il fisco nelle varie regioni già si può intuire non solo dalle attuali entrate complessive, ma anche dagli attuali trasferimenti. La relazione della commissione sottolinea comunque, al di là di tutto, la necessità «di non creare, almeno nella fase del federalismo fiscale, un'eccessiva frammentazione del sistema tributario».
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