L'ombra di brogli e irregolarità sulle elezioni presidenziali. Con i serbi della Srpska che avvertono: se vinciamo è sessione.
di Emiliano Biaggio
Incertezza e attesa nel cuore dei Balcani: si sono concluse le elezioni politiche in Bosnia, paese ancora diviso che ancora non riesce a rilanciarsi dopo la guerra del 1992-1995. E ancora una volta pare che lo stato debba fare i conti con le proprie questioni irrisolte, perchè sul voto aleggia lo spettro dei brogli. Lo stato nato dalla dissoluzione della Jugoslavia, schiacciato tra Croazia e Serbia, si prepara ad eleggere i tre uomini che dovranno governare le tre regioni autonome che la compongono, il Distretto di Brčko, la Repubblica Serba (Srpska) e la Federazione croato-musulmana. Un paese che non ha in croati e serbi i vicini di casa e i popoli d'oltreconfine, ma che vede una non facile convivenza anche al proprio interno con i medesimi soggetti. Dalle urne non dovrebbe uscire la risposta politica che ci aspetta: anche i più ottimisti ritengono infatti le elezioni non segneranno una definitiva stabilità alla nazione bosniaca, dal 2006 alle prese con le continue tensioni tra Federazione (croati e bosniaci) e Repubblica (serbi) che costringono il governo centrale di Sarajevo al compromesso. Per il malumore dei bosniaci. In questo rebus politico, la situazione diventa difficile da pronosticare: di certo si sa solo che l’Unione europea ha già allertato gli enti internazionali sui possibili brogli, in ogni regione. E l'Ocse avverte: alle elezioni ci sarebbero troppe schede non valide. Gli osservatori dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico hanno infatti espresso preoccupazione per il numero molto alto di schede non valide registrato nella Republika Srpska (Rs), l'entità a maggioranza serba del paese. Un elemento di ulteriori attriti all'interno di un paese che ha nella Srpska un'entità desiderosa di indipendenza. Proprio nell'area serba c'è attesa per capire chi la spunterà: vanno infatti al ballottaggio Nebojsa Radmanovic e Milorad Dodik. Il primo è il candidato ideale per la politica del compromesso e rappresenta l’attuale premier al governo di Sarajevo, Nikola Špirić. Milorad Dodik, dei socialdemocratici indipendenti, ha già minacciato la secessione dalla Bosnia in caso di vittoria schiacciante. Attese e incertezze animano dunque la Bosnia-Erzegovina, che vede già assegnato il seggio croato: l'ha spuntata, alla fine, il candidato della socialdemocrazia Zeijko Komsic. Per il seggio del Distretto di Brčko, terzo e ultimo in questa repubblica federale semipresidenziale tripartita, sembra abbia vinto Bakir Izetbegovic, figlio del leader musulmano bosniaco ai tempi della guerra, Alija. Il passato, insomma, ritorna. E sembra che non si riesca proprio a voltare pagina. (fonte foto: Wikipedia)
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