Il premier annuncia una stretta alla libertà di stampa e torna a parlare di bavaglio all'informazione.
di Emiliano Biaggio
«Il governo proporrà un'iniziativa parlamentare sulle intercettazioni, che prevederà tra l'altro il fermo da tre a trenta giorni per i media che le pubblicheranno indebitamente». Silvio Berlusconi torna all'attacco, e torna a promettere il bavaglio all'informazione. Perchè nell'Italia che ha in mente «le intercettazioni saranno ammesse solo per reati legati al terrorismo internazionale, alle organizzazioni criminali, agli omicidi e alla pedofilia». insomma, si restringe l'ambito di ricorso allo strumento - e alla pubblicazione dei contenuti - e si stringe la morsa della censura, a scapito di libertà costituzionalmente riconosciute e democraticamente fondamentali. Perchè di questo si tratta. «Che il capo di un partito che richiama il concetto di libertà nel proprio nome (Berlusconi, ndr) pensi di affrontare il tema della diffusione illecita delle intercettazioni chiudendo i giornali, la dice lunga sul singolare concetto di libertà che gli è proprio», denuncia Andrea Orlando, presidente forum Giustizia del Partito democratico. Berlusconi però va avanti per la propria strada: «Non siamo più un paese civile, e vogliamo intervenire con determinazione» perchè oggi «siamo uno Stato di polizia» e il paese deve tornare «ad essere libero». Il ritornello è lo stesso, e adesso viene ripetuto alla luce del caso Ruby. E alla luce dell'ultimo, ennesimo, scandalo a luci rosse che vede coinvolto il capo del Governo, «l'annuncio di una ripresa dell'offensiva del premier sulle intercettazioni è doppiamente preoccupante», sottolinea Orlando. Come spiega l'esponente del Pd, «preoccupa l'ennesimo tentativo di fare leggi, al di là del loro contenuto, per risolvere i problemi, gravi, che lo riguardano personalmente». Ma a ben ben vedere preoccupa anche il «solo ipotizzare sanzioni come quelle annunciate» da Berlusconi, poichè ciò «fa tornare il nostro Paese a stagioni oscure e tragiche». E ancora, «preoccupa il merito» di questa idea tutta berlusconiana di legge sulle intercettazioni, vale a dire «la decisione di affrontare il tema della tutela della privacy con la censura e con la limitazione delle indagini». Come fa notare sempre il responsabile giustizia del Pd, «è molto significativo il fatto che tra i reati non soggetti a limitazione nell'utilizzo di questo fondamentale strumento di indagine non rientri la corruzione».
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