Saturday, 27 November 2010

Bombe sulla Corea del Sud, rotto l'armistizio

Accusato il Nord, Pyongyang denuncia provocazioni e attacchi del Sud cui avrebbe risposto per leggittima difesa. Sale la tensione sul 38° parallelo, e riprende la guerra di Corea.

di Emiliano Biaggio

La tregua si è rotta: per la prima volta da quando è stato firmato l’ armistizio, nel lontano 1953, lo scontro bellico tra le due Coree è ripreso. Ufficialmente per colpa del Nord, che ha bombardato l’isola sudcoreana di Yeonpyeong (cui ha fatto immediatamente seguito la risposta dell’artiglieria del Sud), ma da Pyongyang accusano i vicini del sud di «aver sparato per primi» e questo «nonostante ripetuti avvertimenti». L’azione della Corea del Nord è dunque un atto dovuto a sentire lo stato maggiore dell’esercito di Kim Jong-Il. «Non abbiamo potuto fare altro che assumere un’azione militare immediata» agli attacchi del sud, fanno sapere i nordcoreani. Dall’altra parte del 38esimo parallelo, invece, sostengono che tutto sia frutto dei rivali di sempre. Il presidente della Corea del Sud, Lee Myung-Bak denuncia un «attacco intenzionato e pianificato» da parte del paese confinante, e minaccia una «pesante reazione». Intanto caccia F15 ed F16 si alzano in volo mentre gli Stati Uniti, che in Corea del Sud mantengono basi militari, muovono le portaerei: operazioni e manovre di guerra nei cieli e nelle acque della penisola coreana come non si vedeva da più di cinquant’anni ripropongono la mai conclusa guerra di Corea, per uno scenario ad alta tensione dalle mille incognite: a Seul – ma non solo – si teme infatti che la situazione «degeneri», e la Russia – per bocca del ministro degli esteri Sergei Lavrov – ricorda il «pericolo colossale» di un eventuale conflitto aperto, dato che lì c’è l’atomica. Ecco perché in Cina per un altrettanto preoccupato e non per nulla contento Hu Jintao «è imperativo rilanciare i colloqui di pace», mentre da Washington il dipartimento di Stato americano richiama ad «un atteggiamento misurato». Se le Coree sono in fermento la comunità internazionale è dunque in fibrillazione, con il mondo tutto con il fiato sospeso a guardare e cercare di capire cosa succederà: del resto la posta in gioco è troppo alta, i rischi sono elevatissimi, le conseguenze di eventuali ricorsi a testate nucleari – che hanno i nordcoreani e gli alleati dei sudcoreani – drammatiche. Al Pentagono, al di là della delicatezza della situazione, non hanno dubbi: «La risposta sarà unitaria, perché è stato violato l’armistizio del 1953». E 57 anni dopo, dunque, le ostilità riprendono su un terreno insidioso tanto per gli eserciti quanto per la diplomazia, in una questione coreana sempre più rompicapo e lontana da una soluzione definitiva. Come dimostrato dagli ultimi eventi.
(editoriale della puntata del 26 novembre 2010 della trasmissione E' la stampa bellezza, su RadioLiberaTutti)

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