«Noi siamo oltre il Pdl e oltre Berlusconi, il nostro progetto va oltre». Il premier alla ricerca di una nuova maggioranza.
di Emiliano Biaggio
«Il governo non ha una maggioranza», e l'esecutivo «ha prospettive che sembrano restringersi non ad anni ma a periodi e misure di tempo più contenuti». Italo Bocchino e Gianni Letta certificano la crisi politica, con due interventi distinti e distanti ma che offrono la stessa lettura della situazione in corso, situazione non facile tanto che il diretto interessato, Silvio Belrusconi, non può non riconoscere la delicatezza dello scenario attuale. «Nel mio Paese al momento ho delle difficolta», ammette il presidente del consiglio. E se il sottosegretario Gianni Letta tenta di minimizzare spiegando che quella sulla tenuta del governo «è stata una battuta», dal Quirinale si nutrono timori per le «incertezze» e le «incognite» che contraddistinguono la politica nazionale e che gravano sull'Italia. «Chiunque sarà chiamato a governare ancora, o a governare nuovamente, dovrà affrontare le problematiche concrete del Paese», avverte il presidente della Repubblica con parole sibilline. Perchè è difficile capire cosa sarà, mentre è chiaro il presente: l'irreparabile strappo tra Popolo della libertà e Futuro e libertà. «Noi non siamo contro Berlusconi, ma siamo oltre il Pdl e oltre Berlusconi, il nostro progetto va oltre», scandisce Gianfranco Fini, per il quale «il Pdl e Berlusconi sono una pagina chiusa». Il presidente della Camera ha fatto di Fli un partito e guarda ormai a una nuova stagione politica. Dove non c'è posto per l'attuale premier. «Berlusconi deve rassegnare le dimissioni e aprire la crisi di governo», intima Fini. «Se non si dimette noi andremo fuori dall'esecutivo», avverte. Umberto Bossi media, Pierferdinando Casini attende, l'opposizione attacca. Il premier non molla: «Non mi dimetto», replica Berlusconi. Che sfida Fini: «Se vuole mi voti contro in Parlamento». Ma in Parlamento ormai il capo del governo non ha più i numeri, con i deputati del Pdl che continuano a passare a Fli, che vota con l'opposizione e manda sotto tre volte l'esecutivo anche su una materia sensibile per la Lega come l'immigrazione. La crisi è quindi sempre meno un'ipotesi e, al contrario, sempre più una eventualità che potrebbe materializzarsi in Parlamento: alla Camera l'opposizione annuncia una mozione di sfiducia nei confronti del ministro per i beni Culturali Sandro Bondi e il finiano Fabio Granata avverte: «valuteremo la sfiducia oppure l'astensione». A questo punto, chiosa Umberto Bossi, «è molto meglio una crisi pilotata», vale a dire la ricerca di una nuova maggioranza. Ma questo governo «non ha una maggioranza».
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