Tuesday, 9 November 2010

La miopia di governo sulla famiglia

Un ministro e un sottosegretario per le Politiche sociali e per i nuclei familiari che aiutano solo coppie coniugate e con figli, lasciando a sè stesse tutti gli altri. Che sono sempre di più.

l'e-dittoreale

«Senza nulla togliere al rispetto che meritano tutte le relazioni affettive, che però riguardano una dimensione privatistica, le politiche pubbliche che si realizzano con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione». Il che vuol dire «aiuti solo a coppie sposate». Parole di Maurizio Sacconi, ministro del Welfare o Politiche sociali che dir si voglia, che in tema di aiuti alle famiglie dimostra di avere le idee piuttosto chiare e una miopia altrettanto evidente. D'accordo che da costituzione "la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio" (articolo 29, comma 1), ma è altrettanto vero che da Costituzione il rispetto delle minoranze è riconosciuto ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale", articolo 3). Il che magari può significare meno diritti e meno aiuti di altri, ma da qui a dire da meno riconoscimenti a niente, ce ne vuole. La carte repubblicana che scandisce la vita giuridica e sociale del nostro paese chiaramente risente delle diverse istanze portate dai costituenti e i padri fondatori della Repubblica, e non c'è dubbio che l'articolo 29 premi i valori cattolici (da un punto di vista confessionale) e democristiani (dal punto di vista politico). Ma non capire che la famiglia tradizionale è in crisi per via di una crisi sistemica dell'Italia è miopia politica e sociale: vuol dire non sapere leggere il paese. Gli ultimi dati Istat, diffusi proprio in occasione della Conferenza della famiglia di ieri, dicono che le famiglie di fatto sono arrivate a 820.000, 300.000 in più negli ultimi sei anni, e la metà ha figli. Ancora, c'è un fenomeno in continua e ulteriore crescita: la coabitazione forzata. Che vuol dire? Semplice: i trentenni vadano a convivere con coetanei - di entrambi i sessi - perchè più economicamente conveniente rispetto a mutui non contraibili. Flessibilità e precariato, crisi economica, contratti a progetto, le ormai famose "generazione mille euro" sono tutti ostacoli del vivere civile, tutti nodi da affrontare se davvero si vogliono aiutare le famiglie. Non a caso il presidente della Repubblica, sempre attento a tutte le dinamiche del paese, invita ad «affrontare con determinazione e lungimiranza» i nodi che ostacolano la formazione della famiglia. E fra questi, sottolinea Napolitano, «la precarietà e instabilità dell'occupazione, la difficoltà di accesso ai servizi». E sempre non a caso - perchè la Chiesa mai parla a caso, ma viceversa sempre con cognizione di causa- il cardinale Dionigi Tettamanzi sottolinea che «è necessario un coinvolgimento generale, una grande alleanza fra tutte le forze, politiche, culturali e associative che possano occuparsi della famiglia, soprattutto le più fragili». Insomma, la famiglia in crisi è un dato di fatto, ma ciò che appare meno evidente all'occhio di chi dovrebbe saper cogliere i malesseri della società è che se il nucleo familiare tradizionale è in netta difficoltà è una conseguenza. Eppure il governo, questo governo, conferma la propria miopia. Perchè il sottosegretario Carlo Giovanardi difende Sacconi, arrivando a sostenere che «le coppie di fatto eterosessuali rinunciano al riconoscimento pubblico di loro volontà, vogliono vivere senza assumersi vincoli di alcun tipo, è chiaro che di fronte allo Stato è una situazione diversificata». E per Giovanardi «è evidente che avranno un trattamento diverso». Dice bene Livia Turco (Pd): «Dovrebbero vergognarsi».

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