Wednesday, 24 November 2010

Israele, aiuti militari Usa in cambio di un blocco parziale degli insediamenti

Il piano di Netanyahu trova il beneplacito di Obama e fa infuriare l'Anp, riproponendo la storia infinita delle colonie.

di Emiliano Biaggio

Stati Uniti e Israele fanno affari, a danno della Palestina e del processo di pace. C'è infatti un piano che prevede lo stop per 90 giorni alla costruzione di nuovi insediamenti ebraici in Cisgiordania - con nessun accenno a Gerusalemme Est - in cambio di un pacchetto pacchetto di incentivi politici e militari degli Stati Uniti. Insomma, misure provvisorie e impegni a tempo per lo Stato ebraico, per contropartite durevoli. Al proprio esecutivo il premier israeliano Benjamin Netanyahu. In cambio di un nuovo totale arresto di tutte le costruzioni negli insediamenti ebraici cisgiordani, incluse quelle iniziate dopo lo scadere della precedente moratoria, gli Stati Uniti si impegnano a non chiedere altre moratorie a Israele e assicureranno allo Stato ebraico il proprio appoggio all'Onu e in altri fori internazionali contro risoluzioni ostili o dirette a negarne la legittimità. Assicureranno poi sostegno alla politica di Israele di voluta ambiguità circa il suo presunto arsenale nucleare, e opereranno per un inasprimento delle sanzioni internazionali all'Iran a causa del suo programma nucleare. Un pacchetto extra ancor più sostanzioso è previsto poi in caso di un raggiungimento di un accordo di pace (Israele avrebbe armi più avanzate, accesso in tempo reale alle informazioni su eventuali preparativi di attacchi missilistici provenienti dai satelliti spia americani, e si parla anche del fornimento di 20 ultramoderni aerei da combattimento F35). Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è soddisfatto: «Elogio il premier Netanyahu, perchè- afferma- sta facendo, io credo, un passo molto costruttivo». L'Anp invece non gradisce: il portavoce del presidente palestinese Abu Mazen, Nabil Abuc Rudeia, ribadisce che il congelamento degli insediamenti deve essere «totale» e includere anche Gerusalemme Est, da sempre al centro delle rivendicazioni di entrambe le parti. Ma sembra che ancora una volta le ragioni palestinesi siano state sacrificate ai danni degli interessi del vicino.

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