La Corte d'assise chiude il fascicolo e assolve i sospettati: insufficienza di prove. E l'Italia continua a non avere spiegazioni sulle stragi del terrorismo.
di Emiliano Biaggio*
Una vicenda giudiziaria lunga 36 anni, che si snoda tra 5 fasi istruttorie e 8 fasi giudizio e che, nonostante tutto, resta avvolta nel mistero. A 36 anni da una delle pagine più drammatiche del terrorismo italiano, la strage di piazza della Loggia resta senza responsabili a fronte di insufficienza di prove, e così la corte d’Assise di Brescia - con la sua sentenza di assoluzione dei cinque imputati per elementi mancanza di elementi a loro carico - contribuisce a consegnare al mistero e all'impunità un'altra triste pagina della storia del nostro paese, che attendeva da tempo e con speranza la sentenza. Qualcuno, soprattutto i familiari delle vittime, si illudeva di poter avere giustizia, ma era chiaro che non sarebbe stato nè scontato nè facile. La strage di piazza Fontana, avvenuta cinque anni prima, ha avuto stessa matrice ed uguale esito: terrorismo nero, nessun colpevole, e nessun responsabile. Per piazza della Loggia la storia si ripete, ma sorprende fino a un certo punto: troppi intrighi, troppi interessi. Cosa c'è dietro? Solo quel poco che ci è noto: è la mattina del 28 maggio 1974. A Brescia, in piazza della Loggia c'è una manifestazione antifascista indetta dai sindacati. Una bomba esplode per uccidere: è la strategia della tensione. Quella mattina alla fine si conteranno 8 morti e 104 feriti. I pompieri intervengono in fretta, ma sul luogo non rimangono neppure i reperti dell’ordigno. A scorrere soltanto i nomi degli ultimi imputati non sorprende il finale del caso piazza della Loggia: ricorre ancora una volta l'intreccio tra strategie repressive e disegni eversivi, tra estrema destra e servizi deviati delle forze dell'ordine. L'accusa aveva chiesto l'ergastolo per gli esponenti di Ordine nuovo Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi, per il collaboratore dei servizi segreti Maurizio Tramonte e per il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Insieme a loro era indagato anche Pino Rauti, nome noto della destra di casa nostra. Per la legge tutti assolti perchè non perseguibili. Come per i casi Italicus e di Ustica, l'Italia resta con le sue ferite, in balia di sè stessa e vittima delle sue verità nascoste. «La città- commenta il sindaco di Brescia, Adriano Paroli- voleva due cose: verità e giustizia, ma non si è riusciti a raggiungerle». A oggi, dunque, le uniche conclusioni a cui si è giunti è che siamo di fronte a una strage impunita, e qualcuno - anche in questo caso ignoti - in piazza della Loggia ha affisso un cartello con su scritto "in questo luogo il 28 maggio 1974 non è successo niente".
*(poi editoriale della puntata del 19 novembre 2010 di E' la stampa bellezza, su RadioLiberaTutti).
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