Wednesday, 22 December 2010

«L'Ungheria mette il bavaglio alla stampa»

Da Reporter senza frontiere e dall'Ocse gli allarmi sulla nuova legge varata dal Parlamento di Budapest e voluta dal governo conservatore.

di Emiliano Biaggio

La creazione di un'Autorità di controllo sui mezzi d'informazione con poteri di sanzione è solo l'ultimo segnale di un trend preoccupante che riguarda l'Unione europea. Lo denuncia Reporter senza frontiere (Rsf), commentando la decisione del governo ungherese di sottoporre a controlli la stampa, restringendone i margini di operatività. «In questo momento c'è un problema crescente in Europa: non c'è alcun stato membro che sta andando nella giusta direzione in termini di libertà di stampa», commenta Olivier Basille, capo rappresentante di Rsf per l'Unione europea. «E' dagli attacchi terroristici dell'11 settembre che stiamo retrocedendo» in termini di diritti civili, aggiunge. Tiene banco la riforma dei media che consente all’esecutivo di Viktor Orban (Fidesz) di avere un ampio controllo su tutti gli organi di informazione: radio, televisione, giornali, e anche internet. In base alla legge, l’Autorità nazionale delle telecomunicazioni, nominata unicamente dal partito di maggioranza del premier, potrà sanzionare con multe salate tutti i media in casi di non meglio precisate "violazioni dell’interesse pubblico". Il provvedimento voluto dalle autorità ungheresi dettano anche la linea in fatto di notiziari e contenuti: se da una parte chi conduce inchieste sarà tenuto a rilevare le loro fonti, dall'altra i telegiornali dovranno rispettare un tetto del 20% per notizie di cronaca nera. Nelle radio, poi, il 40% della musica mandata in onda dovrà essere di provenienza ungherese. Prove tecniche di regime? «Non sappiamo con esattezza come e quanto cambierà la situazione», ammette Basille. Certo la situazione non è delle più incoraggianti. E questo anche perchè l'Ungheria sarà il prossimo presidente di turno dell'Ue. «Che credibilità avrà il governo (dell'Ue) quando si rivolgerà a paesi come Zimbabwe o Bielorussia?», domanda l'esponente di Reporter senza frontiere. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico mette in guardia: «Temo che il parlamento ungherese abbia approvato una legge sui media che, se usata male, rischia di mettere a tacere il dibattito pubblico», avverte la rappresentante Osce per la Libertà dei media, Dunja Mijatovic, secondo la quale il testo «viola gli standard sulla libertà dei media dell'Osce e mette in pericolo il pluralismo dell'informazione». Non solo in Ungheria. Il caso ungherese rischia diventare un pericoloso modello che potrebbe essere emulato: ed è più che una semplice ipotesi o un vano timore, dal momento che in Italia Berlusconi mira a mettere un bavaglio all'informazione.

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