Bocciato in parte il testo: riconosciuto il principio, ma saranno i giudici a decidere quando il premier potrà non presentarsi.
di Emiliano Biaggio
La Corte Costituzionale boccia parzialmente il testo del legittimo impedimento, provvedimento che intendeva offrire a Silvio Berlusconi una copertura giudiziaria – mediante sospensione dei processi a suo carico – in nome delle attività di governo e degli impegni istituzionali. La Consulta, con 12 voti contrari e solo 3 favorevoli, sostiene che non può essere palazzo Chigi a stabilire e ad autocertificare quando il presidente del Consiglio abbia impedimenti per presenziare in tribunale, e viceversa la suprema corte indica nel giudice la figura che, caso per caso e volta per volta, debba valutare quando sussista legittimo impedimento. Malumori nel Pdl, con Sandro Bondi che parla di «rovesciamento dell'ordine democratico» e con Gaetano Quagliariello che definisce la democrazia italiana «una democrazia a legittimità limitata». Linea soft dai legali del premier: Niccolò Ghedini sottolinea come «la legge sul legittimo impedimento nel suo impianto generale sia stata riconosciuta valida ed efficace e ciò è motivo evidente di soddisfazione». Per nulla contento il capo del governo: Berlusconi denuncia «processi inventati» contro la sua persona, frutto – attacca – di una «persecuzione politica da parte dei magistrati della sinistra da quando sono sceso in campo». E intanto la procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati lo stesso Berlusconi per il caso Ruby: il capo del governo è accusato di concussione e prostituzione minorile. Un’altra tegola per il cavaliere, che arriva all’indomani della sentenza della Consulta. Ma le preoccupazioni di Berlusconi non si esauriscono qui: la Lega, attraverso i capigruppo di Camera e Senato (Marco Reguzzoni e Federico Bricolo) fa sapere che «la sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento non bloccherà l'azione del governo». Ciò vuol dire che «il cammino delle riforme prosegue con i tempi e i modi già stabiliti» e che «per la Lega non cambia nulla». Avanti col federalismo, insomma. Un messaggio chiaro a un Silvio Berlusconi sempre più ostaggio di una Lega che detta i tempi delle riforme tanto care al Carroccio. Il premier rassicura elettori e alleati: «il governo andrà avanti», ma bisognerà attendere la fine del mese per capire se e quanto ciò sarà possibile. All’orizzonte c’è la mozione di sfiducia contro il ministro dei Beni Culturali: nel terzo polo due anime su tre – Fli e Api – sono pronte a votare contro Bondi, e l’esecutivo rischia di perdere un componente. Giorni carichi di tensioni e incognite intendono insomma Berlusconi e il suo governo, impegnati – almeno questa è l’impressione – in rese dei conti con gli altri schieramenti e affari personali del Cavaliere. Sullo sfondo un paese a cui il governo sembra non pensare: riconoscere le ragioni della Fiat mal si sposa con il dovere dell’esecutivo di promuovere politiche di occupazione.
(editoriale del 14 gennaio 2010 per E' la stampa bellezza, su RadioLiberaTutti)
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