"Plan Social", spopola il passatempo da tavolo per ridurre tutti sul lastrico e delocalizzare in Cina. Giocando sulla disperazione altrui e certificando un modello che di divertente ha molto poco.
di Emiliano Biaggio
In Francia il licenziamento dei lavoratori diventa un gioco di società, nel quale si vestono i panni di spietati azionisti il cui solo interesse è il profitto. Un gioco di cattivo gusto e di cinica e spietata attualità: perchè scopo del perverso gioco - ricalcante un'identitica realtà poco giocosa e ancor meno divertente - è licenziare tutti i dipendenti per chiudere l'azienda e andare a delocalizzare. Più che un gioco, una trasposizione con dadi, carte e tabellone, della società attuale. Che piace. Perchè "Plan Social" (questo il nome dell'articolo) è già andato a ruba: sono stati acquistati i primi 3.000 pezzi messi in vendita e la Arplay - la casa editrice del gioco - ne he messi in produzione altro 10.000. "Plan Social", a ben vedere, non si presenta come un gioco vero e proprio. Del resto è il nome stesso del prodotto ludico a suggerirlo: il Plan Social è il piano di riduzione del personale che le imprese adottano quando sono in difficoltà e devono tagliare i costi. Non uno svago, dunque, quanto una lotta all'ultimo colpo all'occupazione e allo stato sociale, in una folla corsa per essere i primi a licenziare tutti in tronco e andar via. Ma è tutto scritto sulla scatola: prim'ancora di aprire e cercare le regola del gioco, sulla confezione trovate scritti infatti la spiegazione del tutto. «Un gioco spietato– spiega Arplay– che risveglierà i vostri istinti più biechi e la vostra crudeltà intrinseca. E che la forza del liberismo sia con voi».
E allora, pronti-via: 54 carte, divise per settori produttivi e qualifiche dei dipendenti, vengono distribuite ai partecipanti, che interpretano il ruolo dell'azionista cinico interessato solo ai risultati finanziari. Vince chi riesce per primo a licenziare tutti i suoi dipendenti, chiudere l'azienda e trasferire la produzione in un paese - magari totalitario - dove la manodopera è a buon mercato. Attenzione, poichè non tutte le carte hanno lo stesso valore. Eliminare un operaio è molto più semplice, e meno redditizio, che sbarazzarsi di un tecnico o di un dirigente. Così come è più difficile disfarsi di quelle che rappresentano dipendenti contrattualmente più garantiti, come le donne incinte o i delegati sindacali. L'idea, commercialmente parlando, ha funzionato, ma "Plan Social" è già un caso: di mercato, e sociale. Infatti, se da una parte Arplay vende, incassa e rimette in produzione il suo gioco (per ora in Francia, ma forse solo in attessa di delocalizzare), dall'altra si apre il dibattito. "Plan Social" «se permetterà di educare qualcuno, tanto meglio», osserva Edouard Martin, sindacalista del gruppo Arcelor Mittal. «Penso che questo gioco- aggiunge- debba anche essere insegnato nelle scuole di commercio che formano i futuri manager», perchè «consente di denunciare un capitalismo diventato folle». Ma per il professor Michel LeJoyeux, psichiatra all’ospedale Bichat di Parigi, "Plan social" è allo stesso tempo «allucinante e rivelatore: con questo gioco stiamo abbattendo un tabù. L’idea è moralmente inaccettabile. Qui si scherza con la disperazione dell’uomo».
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