Un Parlamento calpestato da un governo che riscrive e decide a proprio piacimento ciò che i parlamentari bocciano, per l'ultimo atto scabroso a firma Berlusconi.
l'e-dittoreale
Il presidente del Consiglio e tutti i suoi alleati mettono in scena l'ennesima pantomima politica di questa edizione di governo Berlusconi, con un comportamento che fa gridare allo scandalo l'opposizione e che irride istituzioni, paese e cittadini. La commissione Bicamerale non approva il federalismo: 15 pari tra favorevolie contrari, e per regolamento con una situazione di parità il testo si considera respinto. Prima del voto Bossi aveva avvertito: o il provvedimento passa o è voto. Il testo non passa e al voto anticipato non si va. Piuttosto si anticipa un Consiglio dei ministri da venerdì mattina a giovedì sera, per approvare un decreto che approva disposizioni sulla stessa materia non approvata dall'organismo parlamentare. Detto più semplicemente: il Parlamento boccia un disegno di legge, il Governo non tenendone conto fa del disegno di legge appena bocciato un decreto da approvare. E lo approva. In fretta e furia. Per Bersani, non a torto, «un colpo di mano illegale», per l'Udc un «atto volgare e violento, che apre un ulteriore conflitto istituzionale tra Governo e Parlamento». Perchè appare chiaro, ancora una volta, come per Berlusconi & Co. le Camere rappresentano un freno - per via di iter troppo lunghi - e soprattutto un'insidia - dati i numeri ancora risicati che la maggioranza fatica ad avere a Montecitorio e a San Macuto, la sede della commissioni bicamerali. Questo è il rispetto delle regole di questa maggioranza, questo lo stile personalistico del potere che si permette qualunque cosa. Questo è il rispetto per le istituzioni, questa è l'ennesima, nuova bugia smascherata del presidente del Consiglio. Dopo le sue false verità sul caso Ruby, Berlusconi si tradisce con i fatti. Era il 28 settembre 2010, appena quattro mesi fa, quando il premier in odor di crisi e in bisogno di voti alla Camera dichiarava prima del voto di fiducia sui cinque punti che «non ci può mai essere contrapposizione tra il governo e il Parlamento», Parlamento che Berlusconi diceva di volere «libero e forte». Adesso si scopre che così non è: le sue parole erano ipocriti tentativi di arruffianarsi - perchè compravendite di parlamentari non ce ne sono state - gli onorevoli e convincerli della sua buonafede. Ora sappiamo che il Parlamento che vuole Berlusconi deve essere libero di ratificare le decisioni del plenipotenziario ministro primo e della sua compagine di Governo. E a dimostrazione di ciò, adesso la Lega chiede una ricomposizione della commissione Bicamerale per le riforme per avere i numeri desiderati. Si fa e si disfa a proprio piacimento, fa e disfa a proprio piacimento. Fortunatamente c'è ancora il presidente della Repubblica a circoscrivere l'azione irresponsabile di governo, dichiarando «irricevibile» il decreto della vergogna sul federalismo.
(poi editoriale dell'11 febbraio 2011 di E' la stampa bellezza, su RadioLiberaTutti)
l'e-dittoreale
Il presidente del Consiglio e tutti i suoi alleati mettono in scena l'ennesima pantomima politica di questa edizione di governo Berlusconi, con un comportamento che fa gridare allo scandalo l'opposizione e che irride istituzioni, paese e cittadini. La commissione Bicamerale non approva il federalismo: 15 pari tra favorevolie contrari, e per regolamento con una situazione di parità il testo si considera respinto. Prima del voto Bossi aveva avvertito: o il provvedimento passa o è voto. Il testo non passa e al voto anticipato non si va. Piuttosto si anticipa un Consiglio dei ministri da venerdì mattina a giovedì sera, per approvare un decreto che approva disposizioni sulla stessa materia non approvata dall'organismo parlamentare. Detto più semplicemente: il Parlamento boccia un disegno di legge, il Governo non tenendone conto fa del disegno di legge appena bocciato un decreto da approvare. E lo approva. In fretta e furia. Per Bersani, non a torto, «un colpo di mano illegale», per l'Udc un «atto volgare e violento, che apre un ulteriore conflitto istituzionale tra Governo e Parlamento». Perchè appare chiaro, ancora una volta, come per Berlusconi & Co. le Camere rappresentano un freno - per via di iter troppo lunghi - e soprattutto un'insidia - dati i numeri ancora risicati che la maggioranza fatica ad avere a Montecitorio e a San Macuto, la sede della commissioni bicamerali. Questo è il rispetto delle regole di questa maggioranza, questo lo stile personalistico del potere che si permette qualunque cosa. Questo è il rispetto per le istituzioni, questa è l'ennesima, nuova bugia smascherata del presidente del Consiglio. Dopo le sue false verità sul caso Ruby, Berlusconi si tradisce con i fatti. Era il 28 settembre 2010, appena quattro mesi fa, quando il premier in odor di crisi e in bisogno di voti alla Camera dichiarava prima del voto di fiducia sui cinque punti che «non ci può mai essere contrapposizione tra il governo e il Parlamento», Parlamento che Berlusconi diceva di volere «libero e forte». Adesso si scopre che così non è: le sue parole erano ipocriti tentativi di arruffianarsi - perchè compravendite di parlamentari non ce ne sono state - gli onorevoli e convincerli della sua buonafede. Ora sappiamo che il Parlamento che vuole Berlusconi deve essere libero di ratificare le decisioni del plenipotenziario ministro primo e della sua compagine di Governo. E a dimostrazione di ciò, adesso la Lega chiede una ricomposizione della commissione Bicamerale per le riforme per avere i numeri desiderati. Si fa e si disfa a proprio piacimento, fa e disfa a proprio piacimento. Fortunatamente c'è ancora il presidente della Repubblica a circoscrivere l'azione irresponsabile di governo, dichiarando «irricevibile» il decreto della vergogna sul federalismo.
(poi editoriale dell'11 febbraio 2011 di E' la stampa bellezza, su RadioLiberaTutti)
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