Occidente e Russia, arabi e cristiani, Europa e Turchia, regimi e democrazie: tre continenti in gioco per una sola risorsa.
di Emiliano Biaggio - Nella guerra del gas non c'è solo la sponda sud del mediterraneo e la rete dei gasdotti del nord-europa, ma c'è anche e soprattutti il fronte orientale. Russia da una parte e resto del mondo dall'altro, con la prima impegnata a non farsi aggirare dalla comunità internazionale con i progetti North e South stream. Dall'altra parte c'è il progetto Nabucco, ma anche il progetto Itgi (Interconnessione turchia-grecia-italia). Come spiega Edison, società impegnata nella realizzazione «è la nuova infrastruttura di rilievo europeo che consentirà di aprire il cosiddetto “Corridoio Sud” collegando le aree del mar Caspio e del Medio Oriente dove si trova oltre il 20% delle riserve mondiali di gas con l’Italia e l’Europa attraverso la Turchia e la Grecia». Il gasdotto avrà una capacità di trasporto fino a 10 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, e sarà suddiviso in più sezioni: la rete nazionale dei gasdotti turca (Turkish grid), che sarà potenziata per consentire il transito dei volumi destinati ai mercati greco e italiano; l’interconnessione Turchia-Grecia (Itg), completata nel 2007, con una capacità di trasporto a regime di circa 11,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno; il progetto di interconnessione Grecia-Italia (Igi) con una capacità di trasporto di circa 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Quest'ultimo troncone, sarà lungo circa 800 chilometri (600 a terra da realizzare in territorio greco a cura di Desfa, società proprietaria delle rete di trasporto in Grecia, e 200 km in mare nel tratto tra la costa greca e quella pugliese da realizzare da Igi Poseidon SA, joint venture tra Edison e la società greca Depa). Ma per portare gas in Italia senza dover passare per la Russia c'è poi l'idea di sviluppare il Tap (trans adriatic pipeline), gasdotto che partirà in territorio greco vicino alla città di Salonicco, sarà lungo 520 km circa, di cui 115 km offshore nel mar Adriatico passando per l'Albania.
Ma per l'Albania dovrebbe passare anche l'Ambo (o trans-balcanica), che si potrà collegare alla base militare di Bondsteel. Il consorzio di diritto statunitense Albanian Macedonian Bulgarian Oil Corporation che instraderà il petrolio del mar Caspio dal porto di Burgas, attraversando la Macedonia, sino al porto di Valona, per essere poi immesso sul mercato europeo, e in particolare verso Rotterdam e la costa orientale degli Stati Uniti. Quando Ambo sarà operativo entro il 2011, diventerà parte del corridoio Est-Ovest critico per la regione, dato che Ambo correrà attraverso il Kosovo, indipendente tra le resistenze serbo-russe e il benestare degli Stati Uniti. Un tale progetto è in aperto contrasto con South Stream, che intende utilizzare il territorio serbo per instradare verso l'Europa il petrolio del mar Caspio, grazie all'accordo di joint venture serbo-russa per costruire il tratto parte della conduttura del gasdotto che transita attraverso la Serbia per oltre 400 km e avrà una capacità di almeno 10 miliardi di metri cubi all'anno di gas. Prevista anche la costruzione di un deposito di stoccaggio sotterraneo di gas a Banatski Dvor, in Vojvodina. Serbia-Russia contro tutti, dunque, su uno scacchiere geo-politico dove opera anche una Turchia con tanta voglia di Ue - e un'importanza territoriale-energetico sempre più strategica che rappresenta valide credenziali - e molte frizioni con membri dell'Unione europea, Francia su tutti.
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