Il socialista alla guida del governo dal 2004 annuncia la sua uscita di scena. Per non trascinare il partito nel baratro e permettere al Psoe di rilanciarsi.
di Emiliano Biaggio
Zapatero lascia. L'attuale primo ministro spagnolo e leader del Psoe, rinuncia a ruoli di governo e a incarichi di partito. Una decisione sofferta ma per nulla scontata, anche se nell'aria da tempo. Ma l'uomo nuovo di Spagna e personaggio di spicco della sinistra europea, paga la forte crisi e l'alto tasso di disiccupazione e - con le elezioni sempre più imminenti - si fa da parte per permettere al partito di organizzarsi e riconquistare consensi. A destra il Partito popolare (Ppe) di Mariano Rajoy - complice la crisi - vanta il 44% dei consensi, contro il 31% dello schieramento di Zapatero. Insomma, se si votasse oggi il Psoe subirebbe una sonora batosta, e allora davanti al Consiglio federale del suo partito, il capo del governo annuncia la sua uscita di scena. «È una decisione definitiva, non sarò candidato alle prossime elezioni generali», scandisce. E apre la strada alla successione per il candidato premier per le politiche del 2012. A sinistra si sfideranno nelle primarie del Psoe Alfredo Pérez Rubalcaba e Carme Chacón: il primo è il delfino di Zapatero, nonché ministro dell'Interno, la seconda è titolare della Difesa, ma soprattutto è giovane - 39 anni - e amatissima dalla base. Proprio come lo era Zapatero prima di diventare il leader più progressista del paese e del continente. Divorzio breve, matrimoni gay, legge sull'aborto (con la possibilità di interruzione della gravidenza senza limiti nelle prime 14 settimane, anche per le sedicenni): tutte riforme in senso laico e sociale, tutte riforme a costo zero. E poi il ritiro dall'Iraq, che tanto fece discutere e anche applaudire, e anni di crescita a ritmi del 7%. Poi, sul traino del mercato immobiliare, il Pil che cade del 3,7% nel 2009 e dello 0,2% nel 2010, ma soprattutto la disoccupazione è balzata in 48 mesi al 20,7%, con un’erosione di posti di lavoro che viaggia a ritmo del 4,5% all’anno. Questi gli indici della fase discendente della parabola di Zapatero, che si fa da parte per non affossare il suo partito. Perchè il 22 maggio si vota per le amministrative, banco di prova per testare quanto il Psoe potrà tenere, dato che la sconfitta appare scontata. Zapatero vuole ridare fiducia agli elettori facendosi da parte, mostrando che il principale responsabile della crisi - in quanto capo dell'esecutivo - si assume le proprie responsabilità, "auto-bocciandosi". E' il tramonto di Zapatero, e in Spagna - soprattutto nel Psoe - si auspicano non sia anche il tramonto della sinistra.
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