Da Pontida arrivano le condizioni della Lega, che "sfiducia" il premier. Nel Pdl monta l'irritazione. Alemanno: «Lega da condannare»
di Emiliano Biaggio
«Caro Berlusconi, la tua premiership è in discussione alle prossime elezioni, se non vengono approvate le nostre richieste, che vedrete elencate nella lista che vi daremo». Da Pontida Umberto Bossi lancia un messaggio inequivocabile al presidente del consiglio e leader di forza Italia, mai come in questo momento sotto pressione e verosimilmente sotto scacco della Lega. Dopo le sconfitte alle amministrative e al referendum, a Berlusconi Bossi presenta il conto, sottoforma di lista di cose da fare. Di fatto Bossi detta l'agenda politica: al capo del governo chiede infatti riduzione dei contingenti impegnati all'estero e dimezzamento, entro 15 mesi, del numero dei parlamentari e il senato federale. Entro 30 giorni, invece, per il Carroccio devono essere approvati altri sei punti: attivazione delle procedure per l'attribuzione di ulteriori forme di autonomia alle regioni che le abbiano richieste, misure per la riduzione delle bollette energetiche, riforma del patto di stabilità interno per i Comuni e per le Province, taglio dei costi della politica e finanziamento del trasporto pubblico locale. Infine a Berlusconi si chiedono le prime norme per l'abolizione delle ganasce fiscali. E per finire ministeri al nord. Richieste che non piacciono agli alleati della Lega: all'interno del Pdl Gianni Alemanno, invita a «condannare gli atteggiamenti della Lega» e invita a presentare in Parlamento una mozione per «ribadire con forza che i ministeri devono stare a Roma». Il sindaco di Roma chiede a Berlusconi un «chiarimento netto e definitivo», perchè «non si può andare avanti con gli ultimatum della Lega».
La crisi all'interno della maggioranza ormai è sempre più conclamata, con il leader sempre meno leader: Berlusconi tirato e strattonato dalla Lega, criticato all'interno del Pdl, accerchiato da correnti e fazioni, con elementi interni al popolo della liberà che chiedono un cambio di rotta - e chi addirittura un ritorno al passato - e con Bossi pronto a scaricare l'amico ormai non più così caro. «Se staremo con Berlusconi?», scandisce Bossi. «Dipenderà dalle scelte che saranno fatte. Il sostegno della Lega a Berlusconi potrebbe finire con le prossime elezioni politiche». Alemanno, rappresentante di un'anima insofferente del Pdl, non ci sta. «Dobbiamo prendere atto che c'è un vero e proprio ultimatum. E di fronte a questo ultimatum dobbiamo andare al confronto duro, non solo sui ministeri, ma su tutto». Tira aria da resa dei conti, con un Berlusconi mai così in bilico. L'impressione è che possa cadere, si tratta di capire ovviamente quando ma soprattutto per iniziativa di chi. Forse al momento eventuali tranelli potrebbero venire dal Pdl, perchè Bossi sa che «una crisi adesso gioverebbe alla sinistra». Dunque andare avanti. Ma come? E per quanto? Perchè è vero che Bossi punta ad arrivare a fine legislatura e sperare di riconquistare consensi, ma è anche vero che le condizioni poste dalla Lega potrebbero finire col rappresentare l'oggetto di una crisi. Berlusconi tace. Mai come in questo momento ha bisogno di prendere tempo. Che non ha. (fonte foto: lapresse)
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