La presidente Rousseff torna a chiedere la riforma dello statuto per modificare la composizione del consiglio di sicurezza, riaccendendo il dibattito.
di Emiliano Biaggio
Riforme nello statuto delle Nazioni Unite, con «maggiore flessibilità» per quanto riguarda il Consiglio di Sicurezza. Lo ha chiesto il presidente del Brasile, Dilma Rousseff, nel corso di un incontro a Brasilia con il presidente dell'Assemblea generale dell'Onu, Joseph Deiss. Il Brasile da tempo chiede di essere incluso tra i membri permanenti del consiglio di sicurezza dell'Onu, in quanto lo stato del sud America ritiene che ormai l'attuale quintetto di paesi con diritto di veto (Stati Unti, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) non rappresenti più il reale ordine mondiale, che vede avanzare sempre più i paesi del così detto BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Deiss si è detto d'accordo su una riforma dello statuto e del funzionamento dell'Onu, ma il numero uno dell'Assemblea generale si è però limitato a dire che «c'è la necessità di una maggiore partecipazione dei paesi emergenti». Nessun riferimento esplicito dunque a una riforma del consiglio di sicurezza, tema al centro del confronto e dello scontro internazionale
Anche l'Italia è per una maggiore flessibilità dell'organismo, intesa in senso di maggiore rappresentatività regionale. L'idea è quella di creare nuovi seggi non permanenti che, a rotazione, garantiscano la massima rappresentatività. A questa proposta si contrappone però quella dei Paesi del cosiddetto G4 (Brasile, India, Germania e Giappone), che aspirano a quattro nuovi seggi permanenti. Idea poco gradita ai cinque stati detentori di seggio permanente.
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