Tuesday, 14 June 2011

Il popolo del sì che getta nel caos la maggioranza

Raggiunto il quorum, bocciate le scelte del governo. Che cerca di minimizzare su una crisi sempre più acuta.

l'e-dittoreale

I referendum raggiungono i quorum e i sì mandano un chiaro inequivocabile messaggio: no al nucleare, no all'acqua pubblica, no al legittimo impedimento. Tra le fila dell'opposizione il Pd esulta e chiede le dimissioni di Berlusconi, nella maggioranza si cerca di minimizzare. A metà strada si colloca l'Idv, che lavora per l'alternativa adesso che ci troviamo che «siamo al crepuscolo del berlusconismo», per dirla con parole di Raffaele Lombardo, presidente di quella Sicilia dove il Pdl ha registrato una sconfitta contemporanea e parallela a quella patita in sede referendaria. Il presidente del consiglio ci ride su e scherza - in modo improprio - su sè stesso e sul suo momento, regalando al premier israeliano una battuta sul bunga bunga. Paolo Romani, ministro per lo Sviluppo economico e per questo responsabile anche di energia, erede del progetto nuclearista del suo predecessore Scajola, non scherza invece quando afferma che «il risultato conferma la linea che il governo aveva già fatto propria». Confusione: come altro spiegare l'intervento del ministro, che non ricorda come l'esecutivo di cui fa parte abbia in realtà proposto una moratoria - e quindi uno stop temporaneo - e non la cancellazione del programma nucleare? Evidentemente Romani risente di quel clima difficile della maggioranza, con la Lega degli Zaia che prima votano sì ai referendum e dei Bossi e Calderoli che poi pensano o minacciano elezioni anticipate. In questo stato confusionale che permea la maggioranza, tra malumori dei responsabili e timori di non tenuta di leghisti e berlusconiani, chi sa leggere forse in modo più chiaro ma miope la realtà è Daniela Santanchè: «Hanno vinto Di Pietro e Vendola» e «Bersani è l'unico sconfitto», afferma. E a ragione. Perchè sono stati Verdi, Idv e Sel a credere nel referendum, mentre il Pd lo ha guardato con scetticismo per poi prendersi indebitamente meriti impropri. Così come improprio è sostenere, come fa Santanchè, che col referendum «non succede niente», perchè i sì sono di «una maggioranza politica non omogenea». Nella maggioranza politica omogenea invece, quella al governo per intenderci, la confusione è tale che deve essere Di Pietro a ricordare che «acqua, nucleare e legalità sono temi che riguardano tutti e non hanno colore politico». E il punto è qui: il berlusconismo era arrivato a teorizzare che il voto popolare che aveva dato mandato a questa maggioranza fosse il lasciapassare per qualcunque nefandezza tanto da dimenticare che il popolo è sovrano, e il popolo sovrano si è espresso. Berlusconi che fino a ieri continuava a reclamare e ad invocare più poteri, oggi se ne ritrova ancora meno. E il berlusconismo, o almeno questo berlusconismo, è ormai al tramonto. Ora si attendono le mosse della Lega, che il 19 giugno a Pontida dovrà dare risposte e chiarimenti alla propria base, mentre sul fronte giustizia si muovono i magistrati che il 18 luglio riprenderanno i processi Ruby e Mills. Verrebbe da dire che Berlusconi ha i giorni contati, ma in realtà Berlusconi conterà i giorni che lo separano da altri pronunciamenti nei suoi confronti, sapendo che finora sono stati tutti nefasti.




(poi editoriale del 17 giugno per E' la stampa bellezza, su radioliberatutti.it)

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