Mosca accelera nella corsa alle risorse sotto i ghiacci del Polo, Canada e Danimarca rivendicano i territori per sè.
di Emiliano Biaggio
La Russia avanza. Complici lo scioglimento dei ghiacci e le ricchezze naturali censite nel sottosuolo artico, il gigante euroasiatico intende espandersi sempre più verso nord. Con tanto di annuncia ufficiale. Il governo di Mosca ha infatti annunciato che il prossimo anno presenterà una richiesta formale alle Nazioni Unite per ridefinire la mappa dell'Artico, espandendo i propri confini sul territorio ricco di risorse naturali. Era il marzo del 2009 quando la stessa Russia minacciava il ricorso alla forza e alle armi per accaparrarsi il polo nord con le sue risorse. Secondo il Geological Survey americano, il fondale artico dovrebbe contenere 90 miliardi di barili di petrolio e il 30% delle risorse di gas ancora non sfruttate: nuermi da capogiro, che ben lasciano intendere gli interessi in gioco. Interessi che fanno gola alla Russia, e a tutti gli altri paesi che si affacciano sull'area: Stati Uniti, Canada e Norvegia (tutti, come la Russia, produttori di greggio ma non appartenenti all'Opec), oltre alla Danimarca, che però è presente grazie alla Groenlandia in odor di indipendenza. il governo di Copenhagen avrà dunque forti motivi per evitare l'indipendenza dell'isola, ma questa è una questione tutta danese. Sul fronte geopolitico la Russia, uno dei principali produttori al mondo di energia, ha annunciato la spesa di milioni di dollari per studi scientifici che dimostrino che la catena montuosa sottomarina - ricca di petrolio, gas naturale e depositi minerari - sia da ricondurre al territorio euroasiatico di sua competenza. A repingere le velleità russe sono principalmente Canada e Danimarca, secondo cui che la formazione geografica (conosciuta come la dorsale di Lomonosov del Mar Artico), sarebbe un'stensione geografica dei loro territori. La corsa, insomma, non si arresta. Anzi, prosegue a ritmo serrato.
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