Autobombe a Oslo e sparatoria a Utoja, per quello che è il peggior attacco dalla seconda guerra mondiale. La monarchia scandinava tra paura e interrogativi.
di Emiliano Biaggio
Norvegia, il giorno dopo. Il paese ancora si interroga sugli attentati costati la vita 92 persone, con l'attacco dinamitardo alle sedi di governo e ministero dell'energia, e la sparatoria sull'isola di Utoja. «Penso che sia ancora troppo presto per parlare di terrorismo», ha detto alla Nazione il primo ministro norvegese, Jens Stoltenberg. Dal capo del governo un invito alla calma e alla cautela, e ad attendere lo sviluppo delle indagini. Indagini che al momento sembrano condurre verso gli ambienti dell'estrama destra, e ridimensionare la tesi della matrice jihadista e qaedista.
La polizia ha infatti arrestato Anders Behring Breivik, un trentaduenne norvegese con l'hobby per la caccia e la passione per i giochi di per guerra per il computer che si definisce «conservatore» e «cristiano fondamentalista». Un uomo che lo scorso mese di maggio, ha fatto sapere una cooperativa agricola del paese, ha acquistato ben 6 tonnellate di fertillizzante, con cui si possono anche realizzare esplosivi. Per adesso si sa che Anders Behring Breivik è il responsabile della strage di Utoja, dove vestito da poliziotto ha aperto il fuoco sui giovani laburisti riuniti nella consueta convention nazionale. Le forze dell'ordine hanno già interrogato l'uomo, e si cerca di capire se possa aver agito da solo o con l'aiuto di complici. Per cercare di fare chiarezza l'Europol, l'agenzia anticrimine dell'Unione europea, ha istituito una speciale unità di crisi che collaborerà con le autorità norvegesi.
Il paese è sotto choc, e con i nervi a fior di pelle, anche se il ministro della giustizia, Kurt Storberget, ha fatto sapere che allo stato non c'è motivo per innalzare il livello di allerta. Tuttavia oggi attimi di tensione si sono registrati a Oslo - per un allarme bomba - e a Utoja, dove la polizia ha fermato un uomo con un coltello che si stava avvicinando all'hotel dove il primo ministro norvegese si trovava per far visita ai feriti scampati all'agguato. L'uomo è stato fermato, e ha detto di essere armato perchè non si sente sicuro. Stoltenberg, terminata la sua visita, ha reso omaggio ai superstiti e ai soccorritori («sono degli eroi», ha detto), e ha lanciato un appello di coesione nazionale. «Dobbiamo restare uniti come paese», ha invitato il capo del governo.
In attesa di risposta, per i norvegesi arrivano intanto ulteriori brutte norizie: il bilancio delle vittime degli attacchi potrebbe presto aumentare. L'ultimo bollettino medico parla infatti di 30 feriti in condizioni gravi, con 20 di loro in fin di vita.
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