Nasce il nuovo stato africano, che si svincola da Karthoum ma si accentra gli interessi di potenze vecchie e nuove. Per le risorse.
di Emiliano Biaggio
E' ufficiale: da oggi sul planisfero geopolitico c'è una nazione in più. Come da cronoprogramma il Sudan del sud è indipendente. Si tratta del 54esimo stato africano, il 193esimo delle Nazioni Unite. Grande la gioia degli oltre 8 milioni di abitanti della neo-repubblica, tutti per le strade a cantare l'inno nazionale. Caroselli, balli e celebrazioni di ogni tipo: è festa grande in tutto il paese, tra le strade di Juba - la capitale - e le piazze di ogni città sud sudanese. Soddisfazione anche dall'Onu, con il segretario generale dell'organizzazione Ban Ki-moon, presente a Juba, che promette tutta l'assistenza di cui il neo stato avrà bisogno. «Il popolo del Sudan del Sud ha realizzato un sogno», commenta Ban Ki-moon. Da adesso in poi, assicura, «l'Onu e la comunità internazionale continueranno a restare a fianco del Sud Sudan». Viene da crederci, e per due motivi: intanto perchè le Nazioni Unite hanno già dato vita alla missione Unmiss (7.000 militari e 900 civili) per accompagnare la costruzione del paese e garantire la sicurezza; in secondo luogo per contenere gli appetiti che suscita il nuovo fragile paese. E' infatti opinione diffusa tra gli esperti che gli investitori stranieri sono assai interessati allo sfruttamento delle risorse petrolifere del nuovo Stato. Dopo la divisione tra nord e sud, la maggiore parte di queste risorse si ritrova infatti proprio nel Sudan del Sud. Molti paesi già dimostrano un vivo interesse per il loro sfruttamento: solo la Cina, ad esempio, negli ultimi 15 anni ha investito nello sfruttamento del petrolio sudanese circa 20 miliardi di dollari, ed ora spera di portare avanti la cooperazione in questo campo. Analoghi interessi sono nutriti da Stati Uniti e Francia - entrambi con seggio permanente in Consiglio di sicurezza dell'Onu, proprio come la Cina - e dall'India, altra grande potenza emergente. Potenze vecchie e nuove si ritrovano dunque tutte ad orbitare attorno al nuovo stato. A loro si aggiunge la presenza ingombrante della Russia: il nuovo governo di Juba sembra infatti molto interessato allo sviluppo dei rapporti commerciali con il paese euroasiatico. Una corsa tutta occidentale che rischia di cambiare ordini ed equilibri, e non a caso Iran e Libia - paesi fortemente ostili all'occidente - hanno fin da subito manifestato aperta contrarietà alla concessione dell'indipendenza al sudan del Sud. Il nuovo stato è dunque una sfida per la democrazia, per un continente e anche per gli ordini geopolitici mondiali.
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