Monday, 22 August 2011

«Tibet e Taiwan sono parte della Cina»

Il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden, riconosce «una sola Cina», e segna così il destino di due popoli. Sacrificati per via della crisi agli interessi economici di Washington.

di Emiliano Biaggio

Gli Stati Uniti sacrificano Taiwan e Tibet sull'altare della crisi e dei rapporti con la Cina, mettendo una pietra tombale su ogni possibilità di indipendenza dell'isola e di ogni effettiva autonomia della regione. «Non esiste per gli Stati Uniti una relazione più importante che quella rafforzata con la Cina», ha affermato il vicepresidente americano, Joe Biden, nel corso dell'incontro a Pechino con il suo omologo cinese, Xi Jinping. In un momento che vede gli Stati Uniti a rischio di una nuova recessione, con la valuta americana in affanno, e con la Cina a rappresentare uno dei maggiori creditori del colosso a stelle e strisce, non è un caso se per la Casa Bianca, come ha riconosciuto Biden, «nessun rapporto è più importante per gli Stati Uniti della relazione con la Cina», o meglio, con «una sola Cina». Parole non casuali, visto che da sempre il governo di Pechino considera l'isola di Taiwan un proprio possedimento, parte integrante della Repubblica popolare. Taiwan, anche nota come Formosa, era la Cina nazionalista che gli Stati Uniti riconobbero dopo la rivoluzione cinene, e che hanno sempre aiutato economicamente e militarmente. Allo stesso modo, fino all'incontro tra Biden e Jinping, il governo di Washington aveva sempre sposato la causa tibetana, e poche settimane fa il presidente Usa, Barack obama, non aveva esitato a ricevere il Dalai Lama, suscitando le ire di Pechino. Ma oggi i tempi sono cambiati, imprevedibilmente e in maniera critica. Gli equilibri sono mutati, e di conseguenza il peso delle Nazioni sullo scenario internazionale. E qui la Cina adesso è in posizione di forza, e gli Stati Uniti devono cedere e concedere. Per cui Biden ha dovuto ufficialmente dire che il Tibet è una «inalienabile parte della Cina». Ben inteso, sostenere la fattibilità del Tibet era cosa assai difficile e infatti solo una parte del popolo tibetano continua oggi a pensare che un ritorno alla situazione antecedente al 1950 sia possibile, ma le parole di Biden adesso legittimeranno ancora di più la Cina a imporre il proprio volere nella regione e cancellare ogni possibile di forma di reala autonomia. E infatti Xi Jinping - da molto considerato il quasi certo successore dell'attuale presidente Hu Jintao - ha accolto positivamente queste dichiarazioni. «Viste le nuove circostanze - ha risposto - Cina e Stati Uniti condividono ancora di più ampi interessi e responsabilità comuni». "Viste le nuove circostanze" sta a significare la crisi e il nuovo ruolo dei, "Cina e Stati Uniti condividono ancora di più ampi interessi" sta ad indicare la convergenza americana su posizioni più filo-cinesi. Per la disperazione dei tibetani e per lo sconcerto dei cinesi di Taipei.

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