Friday, 23 September 2011
Cipro, una divisione in due e tre scenari possibili
(introduzione di Emiliano Biaggio, scenari di Alessandro Daniele per Eurasia)
Conquistata da Venezia nel 1489, nel 1573 Cipro finì in mano agli ottomani, che ne fecere una provincia dell'impero. Ceduta in affitto per 99 anni nel 1878 ai britannici, Cipro viene annessa al Regno Unito alla fine della prima guerra mondiale. Indipendente nel 1960, l'isola arriva sull'orlo della guerra civile a seguito dei contrasti interni tra le due principali comunità: greca - maggioritaria - e turca - minoritaria. Il problema di fondo era uno, ed era politico: Makarios III, arcivescovo della chiesa ortodossa autocefala di Cipro e primo presidente dell'indipendente Repubblica di Cipro (1960-1977) era convinto fautore dell'enosis, l'annessione dell'isola alla Grecia. Il 15 luglio 1974 Un colpo di stato rovesciò Makarios e i militari presero il controllo. Cinque giorni dopo la Turchia, dopo consultazioni con l'Inghilterra, intervenne militarmente in soccorso della comunità Turco-Cipriota. E oggi la situazione è cristallizzata a quella che si venne a determinare 35 anni fa.
Nel 1983 i turco-ciprioti proclamarono uno Stato separato denominandolo Repubblica turca di Cipro del Nord (a tutt’oggi riconosciuto come Stato sovrano solo dalla Turchia); tale iniziativa, tuttavia, non interruppe i negoziati che, interrotti e rilanciati a più riprese, non sono mai giunti a una soluzione. Addirittura la situazione sembrò crollare nel 1998, allorchè il governo di Nicosia acquistò missili antiaerei dalla Russia, con l’intenzione di installarli sull’isola. Di fronte alla minaccia di ritorsioni da parte della Turchia, Nicosia raggiunse un accordo con la Grecia per l’installazione dei missili nell’isola di Creta, sotto controllo cipriota. Nel 002 ripresero i colloqui tra le due comunità, resi più urgenti dalla volontà di Cipro e della Turchia di entrare nell’Unione Europea (Cipro ha aderito ufficialmente all’Ue l'1 maggio 2004); tuttavia, nonostante le pressioni internazionali per la formazione di uno Stato federale con presidenza alternata e i primi passi compiuti con l’apertura della frontiera greco-turca di Nicosia, risalente al marzo 2003, ancora non è stato accettato alcun piano di pace. Come si evolverà la situazione nel futuro non è chiaro, ma allo stato attuale è possibile ipotizzare tre possibili casistiche:
1) Un primo scenario prevederebbe il fallimento dei negoziati e l’inizio del processo di separazione tra le due parti di Cipro. Secondo Cengiz Aktar, analista esperto di Unione Europea ed editorialista del quotidiano Vatan, tale scenario porterebbe alla trasformazione della Repubblica turca di Cipro del Nord nell’ottantaduesima provincia turca, ad un blocco dei negoziati tra UE e Turchia e allo stabilimento definitivo delle forze armate turche sull’isola, con conseguenze inevitabili sulla politica interna della stessa Turchia.
2) Un secondo scenario, invece, si aprirebbe nel caso la Turchia decidesse di avviare concessioni unilaterali per favorire la risoluzione della questione cipriota e la rapida prosecuzione dei propri negoziati di adesione all’Unione Europea: in quest’ottica il governo turco potrebbe da un lato imporre la propria volontà al presidente della repubblica turca di Cipro nord, Dervis Eroglu mentre, dall’altro, potrebbe concedere unilateralmente l’apertura dei porti marittimi e aerei per agevolare le trattative con l’Europa.
3) Un terzo scenario, infine, prevederebbe un ampliamento dei negoziati per la risoluzione del problema cipriota, i quali verrebbero a coinvolgere non solo le parti cipriote greca e turca, ma anche la Turchia, la Grecia, l’Unione Europea, il segretariato e il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
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