Wednesday, 19 October 2011

bLOGBOOK - Bruxelles (appunti sparsi)

Bruxelles, capitale d'Europa. Punto di incontro di popoli e tradizioni, di lingue e stili di vita. Esempio storico di multiculturalismo, oggi più che mai Bruxelles si impone come crocevia del vecchio continente dalla voglia di nuovo. Fredda e inospitale di giorno, con i suoi mille e più uffici, studi notari, impegni istituzionali; calda, viva e colorata di notte, con i suoi ristoranti, i suoi bistrot e le birrerie di ogni tipo, una per ogni tipologia di birra. Il Belgio è infatti conosciuto ovunque per la sua sconfinata produzione di birre, tutte di ottima e pregiata fattura. Ma il Paese ha saputo legare il proprio nome all'eredità lasciata da personaggi come Renè Magritte, Eddie Merckxs ed Hergè. E ovviamente, in quanto capitale d'Europa, a Paul Henri Spaak, tra i fondatori - oltre che del Benelux - proprio della Comunità europea, e primo presidente dell'Assemblea comune europea.
Come tutte le città dell'Europa settentrionale, anche Bruxelles non risparmia il clima inospitale tipico di tutte le destinazioni così a nord del continente. Cielo grigio, vento e pioggia scandiscono il passaggio del tempo e delle stagioni, specie quelle più rigide. Questo ovviamente incide, e non poco, su chi ha già dovuto vivere ciò che partire può voler significare. Aspettative, nostalgie, desideri, timori, vecchie amicizie lasciate, nuove da allacciare: tutti i posti risentono degli stati d'animo di chi viaggia, e tutto di conseguenza ha il sapore e il tenore ia come si vive a livello interiore la nuova città e il nuovo paese. Ovviamente il tutto varia da persona a persona.
Qui, giusto per soffermarsi per un istante sul caso qui in questione, la decisione, peraltro sofferta, è stata presa tenendo conto della congiuntura economica piuttosto sfavorevole. Con un mercato del lavoro fermo, o con movimenti per la sola uscita, le alternative non sono molte: o si cambia mestiere o si cambia aria. E allora via, a cercare di accrescere la propria esperienza professionale arricchendo la propria vita. Poi, a ridosso della partenza, ovviamente la naturale paura prende il sopravvento. O meglio, subentra la rabbia per aver perso quello che si aveva. Uno sgomento amplificato dal non saper dove andare a stare per via di una prenotazione via mail miseramente fallita. Umore nero, gastrite profonda. Poi la telefonata inattesa di saluto da parte di chi tanto ha fatto sussultare il cuore. Tutto salta. Lo stomaco si fa stretto stretto, il ritmo cardiaco va fuori controllo, gli occhi bruciano. Ma questo ovviamente riguarda un singolo caso.
Come detto, ognuno vive il proprio viaggio a seconda del proprio animo. E' questo, per esempio, che porta a dire - una volta arrivati a Bruxelles in una fredda giornata grigia - "che tempo infame" oppure "almeno non piove".
Bruxelles, enclave bilingua a maggioranza francofona in terra di Fiandre, grande esempio in piccolo delle contraddizioni di un paese diviso fondato sulle divisioni e sui contrasti. Re e democrazia, francese e olandese, Fiandre e Vallonia, antico e moderno. Crescita e solidità senza un governo, cattolicesimo e strade a luci rosse, regole rigide e relativi escamotage per aggirarle: le luci e le ombre di una nazione e di un popolo difficili da catalogare.
"C'è poco da capire", spiega Raffaella, 31 anni ben nascosti nel suo aspetto assai più giovane. "Bruxelles è una città a misura d'uomo: appena un milioni di abitanti, tanti locali e se uno vuole bella vita. Tante opportunità. Ma questa è una città che ti stritola". Tre anni in Repubblica centraficana con l'Unhcr, l'alto commissariato per i rifiugiati delle Nazioni Unite, due in Darfur e uno, l'ultimo della serie, in Iraq. Raffaella, esperta di cooperazione internazionale, è una delle tante che ha lasciato casa, famiglia e amici per far fortuna altrove. Ma soprattutto è una che sa bene cosa voglia dire essere stritolati. "Qui alla fine tutti conoscono tutti, e basta un passo falso o una cazzata di quelle grandi per essere fatti fuori. Bruxelles è una città che ricorda". Insomma, le carriere e le ambizioni qui si perdono molto più velocemente di quanto non si pensi. Come nel resto del mondo, del resto. Solo che "nessun'altra città ti annienta come Bruxelles". Grazie per il tuo benvenuto, Raffaella. Hai davvero ragione te? Di errori io ne conto già troppi, ma questo non significa che non li abbia finiti. Allora sono destinato ad assiere annientato, qui?! Lo dirà il tempo.

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