Le luci della città strappano all’oscurità notturna una dimensione urbana resa ancor più suggestiva dallo scintillio delle insegne e dei lampioni sull’asfalto ancora bagnato dalla pioggia. Bruxelles in vestito da sera si specchia su sé stessa, e quasi sembra compiacersi del proprio aspetto. Ovunque è tripudio di colore, per le strade e nelle piazze è umana rappresentazione di vitalità. Bruxelles è viva, giovane, dinamica. Una città che non riposa mai.
L’aria è quella solita, fredda come si conviene per una città del nord-ovest. Ma a differenza delle grandi metropoli - quelle più a sud nel continente, almeno – è aria buona, libera dai gas e dai fumi della civiltà industrializzata. Respirarla a pieni polmoni è un’esperienza piacevole, come ogni cosa che si riscopre. In questo angolo d’Europa il vento che spira da e verso le coste occidentali dona ossigeno puro in qualunque momento dell’anno. Per le vie è quindi una continua sfilata colorata di sciarpe, guanti e cappotti. Eppure questo non scalfisce minimamente la voglia di vivere della città. La gente si incontra e si ritrova negli spazi all’aperto, o nei mille locali che costellano il centro. Fragranze e aromi si sprigionano nell’aria, dove si incontrano e si mescolano per la gioia dei sensi e dei palati. Nelle strette stradine già cariche di odori, il brusio dei tanti giovani e l’inconfondibile scia della cangia testimoniano la vivacità di una città che non cessa di battere e pulsare. Le strade fungono da arterie per una città che ha nella Grand place Royal e nelle vie limitrofe il proprio cuore che pompa vita.
Godersi queste immagini, far propri i colori, gli odori e gli echi degli ambienti è cogliere l’anima della città. Girare di notte per questi luoghi è un’esperienza tutta da vivere, soprattutto per chi non l’ha mai provata prima. Entrare in una brasserie belga, poi, è un’esperienza ancor più unica. Si inizia a toccarla con mano nel momento in cui si scorre la lunga liste di birre sul menù posto sul tavolo. Un cartone riempito in ognuno delle due facciate con nomi di ogni sorta, tutti corrispondenti a marche e tipi di birra mai visti prima. Ma è andando al bancone per l’ordinazione e pagare il prodotto che si scopre quanto la birra sia una parte fondamentale della cultura del luogo. Una fila interminabile di spillatori adorna il lungo tavolo, meta di pellegrinaggio per chiunque abbia varcato la soglia del posto. Si respira l’atmosfera piacevole della vita notturna, dello stare insieme e, per chi tende a essere più nostalgico, il ricordo di esperienze analoghe già avute in passato. Ma nel momento in cui arriva il boccale, c’è spazio solo per assaporare i malti e i luppoli che ne costituiscono il contenuto.
Quando si esce, la città fuori è ancora come la si era lasciata, vestita a sera a specchiarsi su sé stessa. La vita scorre per le strade, con giovani che continuano a ingannare la notte e gli ultimi ritardatari che affrettano il passo per tornare alle proprie abitazioni. Nella Place royale il palazzo reale e il museo di Magritte si fronteggiano imponenti nella loro monumentalità, separati di tanto in tanto solo dal passare degli ultimi tram. Il silenzio che culla la notte inoltrata e l’assenza di presenze umane fa della piazza uno spazio di dechirichiana memoria. E nell’incertezza dell’uomo, la solitudine mostra il suo fascino.
L’aria è quella solita, fredda come si conviene per una città del nord-ovest. Ma a differenza delle grandi metropoli - quelle più a sud nel continente, almeno – è aria buona, libera dai gas e dai fumi della civiltà industrializzata. Respirarla a pieni polmoni è un’esperienza piacevole, come ogni cosa che si riscopre. In questo angolo d’Europa il vento che spira da e verso le coste occidentali dona ossigeno puro in qualunque momento dell’anno. Per le vie è quindi una continua sfilata colorata di sciarpe, guanti e cappotti. Eppure questo non scalfisce minimamente la voglia di vivere della città. La gente si incontra e si ritrova negli spazi all’aperto, o nei mille locali che costellano il centro. Fragranze e aromi si sprigionano nell’aria, dove si incontrano e si mescolano per la gioia dei sensi e dei palati. Nelle strette stradine già cariche di odori, il brusio dei tanti giovani e l’inconfondibile scia della cangia testimoniano la vivacità di una città che non cessa di battere e pulsare. Le strade fungono da arterie per una città che ha nella Grand place Royal e nelle vie limitrofe il proprio cuore che pompa vita.
Godersi queste immagini, far propri i colori, gli odori e gli echi degli ambienti è cogliere l’anima della città. Girare di notte per questi luoghi è un’esperienza tutta da vivere, soprattutto per chi non l’ha mai provata prima. Entrare in una brasserie belga, poi, è un’esperienza ancor più unica. Si inizia a toccarla con mano nel momento in cui si scorre la lunga liste di birre sul menù posto sul tavolo. Un cartone riempito in ognuno delle due facciate con nomi di ogni sorta, tutti corrispondenti a marche e tipi di birra mai visti prima. Ma è andando al bancone per l’ordinazione e pagare il prodotto che si scopre quanto la birra sia una parte fondamentale della cultura del luogo. Una fila interminabile di spillatori adorna il lungo tavolo, meta di pellegrinaggio per chiunque abbia varcato la soglia del posto. Si respira l’atmosfera piacevole della vita notturna, dello stare insieme e, per chi tende a essere più nostalgico, il ricordo di esperienze analoghe già avute in passato. Ma nel momento in cui arriva il boccale, c’è spazio solo per assaporare i malti e i luppoli che ne costituiscono il contenuto.
Quando si esce, la città fuori è ancora come la si era lasciata, vestita a sera a specchiarsi su sé stessa. La vita scorre per le strade, con giovani che continuano a ingannare la notte e gli ultimi ritardatari che affrettano il passo per tornare alle proprie abitazioni. Nella Place royale il palazzo reale e il museo di Magritte si fronteggiano imponenti nella loro monumentalità, separati di tanto in tanto solo dal passare degli ultimi tram. Il silenzio che culla la notte inoltrata e l’assenza di presenze umane fa della piazza uno spazio di dechirichiana memoria. E nell’incertezza dell’uomo, la solitudine mostra il suo fascino.
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