Sunday, 30 October 2011

bLOGBOOK - Antwerpen

Antwerpen

Anversa, la più importante delle città del Belgio di lingua olandese. Snodo commerciale di grande rilevanza, deve larga parte della sua fortuna ai diamanti. Anversa è la città dei diamanti, ed è forse una poche delle città al mondo, se non l’unica, ad avere un museo appositamente dedicato a queste pietre preziose. A portarle qui è stata la seconda guerra mondiale: i bombardamenti hanno dirottato il commercio da Amsterdam ad Anversa, e da allora la città è rimasta un fiorente mercato. L’altra parte della propria fortuna Anversa - o Antwerpen, secondo lingua locale - la deve allo Schelda, fiume che nasce in Francia e si getta nel mar del nord dalle coste olandesi, attraversando e collegando tre paesi. La città è quindi un attivo centro navale e portuale. Qui imbarcazioni commerciali fanno rotta e scalo, rifornimento e manutenzione. Situata a nord del regno, Anversa si affaccia sui Paesi Bassi, di cui si respira l’atmosfera. La prima cosa che colpisce è il cielo, di quel grigio così intenso e spesso che opprime. La seconda cosa che si nota sono le donne, ben diverse da quelle che popolano Bruxelles o la Vallonia: qui sono generalmente alte, bionde, con gli occhi chiari, formose. Tipi decisamente più olandesi che non belga. Quindi risaltano gli edifici in mattoncini e facciata che termina “a scaletta”, tipico dell’architettura olandese. Ma arrivando in treno la prima cosa a colpire è Chinatown, la zona cinese della città. Si vede subito usciti dalla stazione centrale, insieme alla grande piazza antistante e allo zoo cittadino, posto subito sulla destra. In fondo, proprio di fronte al passeggero appena uscito, si erge un’imponente porta in muratura tipicamente asiatica: due colonne che sorreggono una grande pagoda. A fianco della porta, due leoni seduti su un basamento. Chinatown inizia da qui, anche se in realtà è il quartiere che raccoglie il grosso dell’immigrazione asiatica, come suggeriscono le bandiere alle vetrine. Thailandesi, coreani, vietnamiti e cinesi si dividono questo spazio di città. I ristoranti giapponesi, invece, non sono concentrati in uno spazio definito. Sono, al contrario, sparpagliati per la città.
Anversa affonda le origini nel mito, e già il suo nome è frutto di una leggenda. Si narra che ai tempi di Giulio Cesare, nei pressi del fiume vivesse Druon Antigon, gigante che esigeva un elevato pedaggio a tutti coloro che intendevano solcare le acque dello Schelda,e qualora questi si fossero rifiutati, il gigante avrebbe tagliato loro la mano. Finchè un giorno Druon Antigon non si imbattè in una nave da guerra romana, con a bordo il centurione Silvius Brabo. Questi non volle piegarsi alle richieste del gigante, e con lui iniziò un duello epico che si concluse con la vittoria del romano. Brabo mozzò la mano al gigante e la gettò nel fiume. Da allora la città si chiamò Handwerpen (in olandese: gettare la mano, da hand, mano, e werpen, gettare), poi mutata in Antwerpen. Anversa, appunto.
Droun Antigon non è il solo personaggio mitico di questi luoghi: si narra che il gigante Lange Wapper fosse solito girare per le strade per spaventare o provocare gli abitanti, e ancora oggi la memoria di questi racconti è scolpita in modo indelebile nel bronzo della statua che adorna l’ingresso del castello di Het steen (la rocca), fortezza medievale posta sulla sponda dello Schelda, subito dietro Grotemarkt, la piazza principale dove si erge imponente e maestoso il palazzo tardo rinascimentale sede del comune. Questo è il punto nevralgico della città. C’è un’istituzione, e poi ci sono i mille e più locali che circondano la piazza, che ospita la fontana dedicata a Silvius Brabo, per certi aspetti fondatore della città che oggi tutti conoscono. Su questa piazza un signore vestito in abiti di fine ottocento vi proporrà un tour della città in carrozza, e sempre qui i turisti si fermeranno a riposare degustando una delle tante birre che il Belgio può offrire. La cattedrale di Nostra signora (Onze-Lieve-Vrouwekathedraal), capolavoro del gotico brabantino, offre la possibilità di gustare alcune delle tele più importanti di Rubens, pittore fiammingo che ad Anversa morì dopo avervi speso gli ultimi 30 anni di vita. A lui è dedicata la Groenplaats, dove fa ben mostra la statua in bronzo eretta proprio al centro della piazza.
Da Bruxelles si raggiunge in mezz’ora con treno. Anversa è dunque facilmente raggiungibile, e si presta a visite fugaci ma comunque soddisfacenti. Mostra l’altra faccia del Belgio, le diversità di un paese frutto di processi storici che hanno finito col legare popoli e culture tenuti insieme solo dalla religione. Anche per questo merita tornarci: per cogliere meglio appieno analogie e differenza di un paese difficile da capire.


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