Thursday, 10 November 2011

Il cavaliere lascia un'Italia tutta da ricostruire

Si apre la crisi politica dopo quella economica. Il premier annuncia il passo indietro, e adesso l'Italia dovrà ripartire dopo essere stata annullata sul piano comunitario e declassata a livello mondiale.

l'e-dittoreale

Silvio Berlusconi annuncia le dimissioni. Al termine di una giornata che ha sancito l'inizio della crisi politica di un paese già nel ciclone della crisi economico-finanziaria, il presidente del Consiglio si arrende di fronte alla realtà dei fatti: la maggioranza non c'è più, il suo governo non ha più i numeri per andare avanti. Il voto sul rendiconto dello Stato parla chiaro: solo 308 i deputati su cui può contare il Cavaliere, ben 8 in meno rispetto alla soglia della maggioranza assoluta. Un risultato frutto della continua emmorrargia che ha afflitto il Pdl da inizio legislatura: prima la fuoriuscita dei finiani, poi la lenta e continua fuoriusciti dal Pdl stesso, tutti ex fedelissimi di un premier che non ha esitato a definirli traditori: Roberto Antonione, Giustina Destro (scajoliana), Fabio Gava (scajoliano), Gennaro Malgeri, Calogero Mannino, Giancarlo Pittelli, Luciano Sardelli (già ex "responsabile") e Francesco Stagno Alcontres e Santo Versace sono solo gli ultimi in ordine di tempo ad aver abbandonato il premier e ad averlo così costretto alla fine della sua avventura politica. Ma non è qui il problema, poichè di traditori veri o presunti qui non si tratta. Il berlusconismo, l'ultimo berlusconismo, paga le tante bugie raccontate in Italia come all'estero, ai continui annunci di cose mai fatte. Gli italiani, ha ripetuto tante e tante volte Berlusconi in questi anni, gli avevano garantito il consenso. Ed è vero. Berlusconi ha goduto di un consenso e di numeri come pochi prima di lui nella storia politica di questo paese, e lui ha usato consenso e maggioranza per andare avanti non con le riforme di cui tanto avrebbe avuto bisogno lo stato - e di cui ancora tanto necessita - ma per procedere con leggi di cui tanto aveva necessità lui stesso, e per questo non a caso definite ad personam. Fino alla fine Berlusconi ha ripetuto agli italiani e ai leader di mezzo mondo che le priorità per l'Italia erano la riforma della giustizia, la legge sulle intercettazioni, il processo breve e i vari lodi Alfano. Nel mentre ha fatto continuamente il giro del mondo per la sua vita spericolata, neanche fosse lo Steve McQuinn dei tempi d'oro. Il caso Noemi Letizia, le feste hot di Villa certosa con Topolanek, le escort a palazzo Grazioli, il Rubygate e il bunga bunga: per questo è divenuto noto il premier più popolare d'Italia, e adesso popolare nel mondo. Che fino alla fine ha assistito al deplorevole spettacolo di un capo di governo apostrofare in modo a dir poco da cavalieri la cancelliera tedesca e ammirare il fondoschiena della premier danese. Non sorprende allora che, dopo giorni in cui la stampa estera predicava la fine del berlusconismo, il quotidiano britannico Huffington Post titoli a tutta pagina "il bunga bunga termina qui", a riassumere in modo inequivocabile quanto di imperdonabile è stato fatto fino a oggi e a mostrare tutta la credibilità persa grazie a un personaggio che in perfetto stile calviniano si è mostrato per quello che ha saputo essere realmente: un cavaliere inesistente. Adesso quello che tutti si domandano è cosa succedera, ora che il berlusconismo è arrivato al capolinea di questa legislatura. "E' la fine di un'era?", domanda la Cnn. Di certo è l'inizio della cura anti-crisi, il momento di prendere l'amara medicina prescritta da quelle stesse strutture sovranazionali che hanno commissariato la Grecia. L'auspicio è che, dopo l'approvazione della legge di stabilità - che recepisce le richieste dettate da Ue e dopo la quale Berlusconi ha promesso di farsi da parte - si apra una nuova stagione per il paese. Che tanto ha bisogno di voltare pagina una volta per tutte.

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