Il capo del governo a Bruxelles: tutti compiano sforzi. Noi facciamo la nostra parte, anche in Europa.
di Emiliano Biaggio
«Vogliamo riformare l’Italia». Poche e chiare parole, quelle del presidente del Consiglio, Mario Monti, al termine del consiglio Ecofin, la riunione dei ministri dell’Economia e delle finanze dei paesi dell’Ue. A Bruxelles nella sua doppia veste di capo di governo e ministro dell’Economia a interim, Monti lancia un messaggio chiaro al paese, all’Europa e ai mercati: l’Italia intende andare avanti sulla strada del rinnovamento e della ripresa. Costi quel che costi. «Come Italia stiamo facendo la nostra parte», sottolinea. «Siamo coscienti del fatto che in Italia nell’immediato si chiede un contributo importante alle professioni e a determinati settori, ma in questo momento – continua Monti - tutti gli italiani stanno facendo sforzi. E se tutti lavoriamo insieme, questi sforzi saranno minori e più equamente distribuiti». Monti si rivolge quindi agli scontenti: «Capiamo la difficoltà delle categorie, dialoghiamo con tutti, ma il rispetto della legalità si deve esigere».
Nell’agenda del "professore" non c’è solo il Belpaese. «L’Italia vuole fare la propria parte per il mercato unico». In tal senso Monti ritiene che «sfruttare le opportunità di crescita e occupazione sia necessario», e che tali opportunità siano «da cogliere per il mercato unico europeo». In altre parole, «crescita e occupazione entrino nell'agenda dell'Ue». Tradotto: servono misure strutturali, perché il rigore in tema di finanza pubblica da solo non basta. «Chi ha voluto il "fiscal compact" lo ha voluto solo per sentirsi rassicurato di fronte alla propria opinione pubblica». Un riferimento chiaro alla Germania, quello di Monti, che rimprovera ai tedeschi di aver voluto modificare, con la Francia, le regole del patto di stabilità, contribuendo alla crisi che ora attanaglia il vecchi continente. «Il ministro delle finanze polacco – scandisce Monti – mi ha fatto notare come nel 2003 ci sia stata la violazione del patto di stabilità da parte di due grandi paesi, e che solo ora stiamo affrontando il problema». Proprio sui paesi e loro diverse posizioni Monti ha voluto soffermarsi, lasciando intendere che tutto è possibile. «La mia percezione è che le visioni, le posizioni e le valutazioni di tutti i soggetti in gioco, siano suscettibili di varazioni al verificarsi – ormai imminente – di un accordo politico». Niente forzature, quindi. E nemmeno ostruzionismi. «La soluzione migliore delle situazioni ritengo sia lasciarle evolvere». Ciò vale sia per l’Esm, il meccanismo europeo di stabilità, che per la Banca centrale europea. «Se i mercati considerano credibile l'ammontare dell’Esm è molto probabile che quei soldi non debbano mai essere esborsati», spiega Monti. E a chi gli chiede se la Bce potrà diventare prestatore di denaro in ultima istanza, Monti risponde in maniera sibillina. «Credo che anche qui si possa assistere a un’evoluzione».
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