"E' strano"
"Cosa?"
"Tutto. Questo contesto, questo nostro incontro... Fa uno strano effetto incontrarci qui"
Petr è emozionato e imbarazzato. E' contento, certo. Ma anche nostalgico. E' passato più di un anno e mezzo da quando ci siamo visti l'ultima volta. E in tutto questo tempo ne sono cambiate di cose, nonostante sia un lasso temporale assai ristretto. Lui ha cambiato un'altra casa, aspetta il suo primo figlio, forse si sposerà. Si sta per prendere una seconda laurea, ha imparato un'altra lingua: sempre vulcanico, Petr. Quanto a me, io ho cambiato vita. E in questa nuova vita c'è spazio per un parte del mio passato, quello della vita parallela sospesa nel vuoto di tempo e spazio di un Erasmus ormai lontano. Persone conosciute per in giro per l'Europa che si ritrovano in giro per l'Europa. A pensarci bene non c'è nulla di strano, in questo. Semmai è vero il contrario: è normale.
"Siamo cambiati", mi dice Petr, un abito scuro addosso e una cravatta della stessa tonalità al collo.
"Cosa te lo fa pensare?"
"Guarda me: fino a poco tempo non mi sarei mai vestito così. E guarda te: una volta non avresti mai neanche pensato di imparare il francese. C'è poco da fare: siamo cambiati".
"Siamo cresciuti".
"Da quanto ci conosciamo?"
"Da quando hai conosciuto Lucilla, la madre di vostro figlio. Petr, davvero non lo ricordi?"
"Era il 2005, vero?"
"Sì"
"Sono già passati sei anni. A volte mi chiedo com'è possibile. Voglio dire... Ero in Erasmus, studiavo, non avevo altro pensiero che gli esami e l'università... E adesso sto per diventare padre"
"La cosa ti spaventa?"
"No. Anzi, sono contento"
"Beh, è giusto che sia così. Alla vostra"
"Alla tua"
Beviamo birra in giro per birrerie, come ai vecchi tempi. Forse è per questo che Petr è più nostalgico del solito.
"Come mai questa nostalgia? Non ti ci trovi ad essere adulto?"
"No, non è questo. E' solo che... E' strano. E' un momento strano".
Il programma originale era di vederci per cena, ma sono talmente tante le cose da dire che la fame è improvvisamente scomparsa per entrambi e il nostro programma ha decisamente subito delle modifiche. Del resto com'era la regola? Ah, si. "One plan: no plans". Un programma: niente programmi. E vediamo come va.
"E a te come va?", domanda Petr.
Già, come va? Non va come vorrei. Non è andata come avrei voluto. Ma questa non è storia di oggi. E' sempre stato così, e anche per colpa mia.
"Adesso va decisamente meglio: come sai ho trovato un lavoro, ho iniziato a uscire con dell persone... Sì, inizia ad andar bene".
"Sei contento?"
"Sì"
Non mi ha chiesto se sono felice. Forse perchè sa che sarebbe stato inutile, o forse solo perchè non ne ha sentito il bisogno. Forse perchè non ne ha avuto il tempo. E' entrata Helena, una sua collega, lunghi capelli biondi scuro, sciarpa rossa e impermeabile color della notteo. Di passaggio anche lei, come tanti in questa città. Helena, dove ci siamo già visti? Da nessuna parte. Ma allora perchè questa sensazione di conoscerti già? Ecco perchè: somigli molto a Marzia. Marzia: non avrei mai creduto di poter pensare a lei, eppure Helena mi fatto tornare indietro nel tempo.
"Strano..."
"Cosa è strano?" mi chiede Petr.
"Niente. Ero assorto nei miei pensieri".
Fuori piove e fa freddo. I turni lavorativi sono finiti, e Schuman è ormai deserta. Anche il nostro pub è, in piccolo, lo specchio di questo grigio quartiere che domani sarà nuovamente brulicante di persone.
"Tornerai, Petr?"
"Si, la prossima settimana. E poi non so"
"Non importa. Sono sicuro che ci vedremo ancora"
"Lo penso anch'io. Un'altra birra?"
"Un'altra birra".
"Cosa?"
"Tutto. Questo contesto, questo nostro incontro... Fa uno strano effetto incontrarci qui"
Petr è emozionato e imbarazzato. E' contento, certo. Ma anche nostalgico. E' passato più di un anno e mezzo da quando ci siamo visti l'ultima volta. E in tutto questo tempo ne sono cambiate di cose, nonostante sia un lasso temporale assai ristretto. Lui ha cambiato un'altra casa, aspetta il suo primo figlio, forse si sposerà. Si sta per prendere una seconda laurea, ha imparato un'altra lingua: sempre vulcanico, Petr. Quanto a me, io ho cambiato vita. E in questa nuova vita c'è spazio per un parte del mio passato, quello della vita parallela sospesa nel vuoto di tempo e spazio di un Erasmus ormai lontano. Persone conosciute per in giro per l'Europa che si ritrovano in giro per l'Europa. A pensarci bene non c'è nulla di strano, in questo. Semmai è vero il contrario: è normale.
"Siamo cambiati", mi dice Petr, un abito scuro addosso e una cravatta della stessa tonalità al collo.
"Cosa te lo fa pensare?"
"Guarda me: fino a poco tempo non mi sarei mai vestito così. E guarda te: una volta non avresti mai neanche pensato di imparare il francese. C'è poco da fare: siamo cambiati".
"Siamo cresciuti".
"Da quanto ci conosciamo?"
"Da quando hai conosciuto Lucilla, la madre di vostro figlio. Petr, davvero non lo ricordi?"
"Era il 2005, vero?"
"Sì"
"Sono già passati sei anni. A volte mi chiedo com'è possibile. Voglio dire... Ero in Erasmus, studiavo, non avevo altro pensiero che gli esami e l'università... E adesso sto per diventare padre"
"La cosa ti spaventa?"
"No. Anzi, sono contento"
"Beh, è giusto che sia così. Alla vostra"
"Alla tua"
Beviamo birra in giro per birrerie, come ai vecchi tempi. Forse è per questo che Petr è più nostalgico del solito.
"Come mai questa nostalgia? Non ti ci trovi ad essere adulto?"
"No, non è questo. E' solo che... E' strano. E' un momento strano".
Il programma originale era di vederci per cena, ma sono talmente tante le cose da dire che la fame è improvvisamente scomparsa per entrambi e il nostro programma ha decisamente subito delle modifiche. Del resto com'era la regola? Ah, si. "One plan: no plans". Un programma: niente programmi. E vediamo come va.
"E a te come va?", domanda Petr.
Già, come va? Non va come vorrei. Non è andata come avrei voluto. Ma questa non è storia di oggi. E' sempre stato così, e anche per colpa mia.
"Adesso va decisamente meglio: come sai ho trovato un lavoro, ho iniziato a uscire con dell persone... Sì, inizia ad andar bene".
"Sei contento?"
"Sì"
Non mi ha chiesto se sono felice. Forse perchè sa che sarebbe stato inutile, o forse solo perchè non ne ha sentito il bisogno. Forse perchè non ne ha avuto il tempo. E' entrata Helena, una sua collega, lunghi capelli biondi scuro, sciarpa rossa e impermeabile color della notteo. Di passaggio anche lei, come tanti in questa città. Helena, dove ci siamo già visti? Da nessuna parte. Ma allora perchè questa sensazione di conoscerti già? Ecco perchè: somigli molto a Marzia. Marzia: non avrei mai creduto di poter pensare a lei, eppure Helena mi fatto tornare indietro nel tempo.
"Strano..."
"Cosa è strano?" mi chiede Petr.
"Niente. Ero assorto nei miei pensieri".
Fuori piove e fa freddo. I turni lavorativi sono finiti, e Schuman è ormai deserta. Anche il nostro pub è, in piccolo, lo specchio di questo grigio quartiere che domani sarà nuovamente brulicante di persone.
"Tornerai, Petr?"
"Si, la prossima settimana. E poi non so"
"Non importa. Sono sicuro che ci vedremo ancora"
"Lo penso anch'io. Un'altra birra?"
"Un'altra birra".
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