Monday, 5 March 2012

bLOGBOOK - La febbra 3

La febbra 3

Continuo a vedere il mondo da dietro i vetri di una finestra. O meglio, torno a farlo. Perchè essere malati non è una scelta, è solo un modo di essere che ti capita di essere. A me è capitato di nuovo. Così, all'improvviso. Come è solito capitare, del resto. Facendo rapidi calcoli sono tre turni di influenza in quattro mesi e mezzo, tre in tre mesi se iniziamo a calcolare da quando ho contratto la prima influenza. Non c'è che dire: niente male davvero.
Il respiro affannato per i bronchi intasati ben danno l'immagine del peso del vivere, mentre le vie respiratorie infiammate e intasate sono lì a ricordare che il fardello dell'esistere può essere soffocante. Ho perduto nuovamente la mia salute, ammesso che ne abbia mai avuta una; ho perduto nuovamente la mia libertà, sempre più condizionata; ho perduto nuovamente la mia precaria serenità. Ho perduto anche un'altra lezione di francese, lasciata qui tra il dolce tepore delle lenzuola e il male che mi affligge. Avrei potuto andarci, è vero. Dovevo solo imbacuccarmi bene e andare, ed è questo che ho pensato. Ma gli egoismi - o forse solo le futilità - vengono meno di fronte a ciò che veramente conta. Una di queste è certamente la salute, dirà forse qualcuno. Sì, ma non è alla mia che ho pensato. Per un attimo ho dimenticato che la nostra insegnante è incinta, ma quando mi è tornato alla mente... E' solo allora che ho capito che non dovevo andare. Io posso sempre curarmi, in fin dei conti. Lei, invece, non potrebbe. Sì, Julie: la tua bimba prima di tutto. E vedi di fare in modo che sia come te.
Il mal di schiena si fa sempre più intenso, forse dovrei rimettermi a letto. Ma in momento come questi si sente il bisogno di comunicare con qualcuno, di affidare all'ormai classica bottiglia il messaggio che il naufrago disperso scrive per il resto dell'umanità. Ma questo è un mondo senza umanità. Anche per questo mi sento sempre più in balia di un mare in tempesta, o forse peggio, calmo e silenzioso. Il mio oceano è la sconfinata rete del mondo che corre sul web, la mia lontanza col mio passato. Che ne è del resto della ciurma? Spero in acque migliori.
Rachmaninoff inonda questi spazi spogli con tutte le sue più dolci melodie velate di malinconia, a ricordare ciò che avrei potuto essere - se solo l'avessi scelto - e che non sarò mai. Il suono di questo strumento mi rilassa, ma è un pericolo per il mio stato d'animo: da quando sono qui non ho più toccato neanche un singolo tasto. Sì, in condizioni normali potrei anche intristirmi, ma lo stordimento da influenza agisce come anestetico. I sensi mi tradiscono: è un requiem quello che odo? No. E' solo una ninna nanna che mi culla verso un altro mondo.

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