La Cambre, risveglio dei sensi
Odore di creme solari, goccioline d'acqua nebulizzata sul corpo accaldato, echi di bambini, rumore di calci dati a una palla. C'è aria e atmosfera di mare: i sensi si risvegliano e riscoprono una stagione improvvisamente tornata, esattamente come gli uomini che tornano a godere di questo clima. C'è aria di mare: ci sono profumi, fragranze e suoni che proiettano a lidi assolati, ma i sensi - senza la vista - possono anche ingannare. Non si ode infatti lo spumeggiare del mare, il rumore prodotto dai flutti che si infrangono sull'arenile, l'odore della salsedine. Perchè il mare non c'è, anche se è sempre è più vicino. Il parco de La Cambre serve per le prove generali dell'estate che sarà. Uomini e donne si abbandonano al sole, e molti - dopo tanto tempo passato a nascondersi sotto strati di tessuto - liberano i propri corpi al richiamo del caldo. Al buio del sole, laddove la vista si nega all'esposizione di raggi altrimenti letali, la percezione del mondo avviene con tutti gli altri sensi. Il tatto, innanzitutto. L'erba soffice che accarezza le schiene adagiate sul terreno; la durezza della terra sotto di sè; i moschini che di tanto in tanto si posano sulla pelle, o le formiche che camminano lungo il braccio adagiato; le coccinelle che atterranno dolcemente per poi riprendere a volare. La leggera brezza fresca che di tanto in tanto soffia e accarezza la pelle calda, mitigando il calore solare e donando un ulteriore senso di piacevolezza. Anche questo venticello ricorda il mare. Poi gli odori: creme abbronzanti, terra, l'odore delle ultime pozze fangose. Da qualche parte qualcuno consuma del caffè, e qualcun altro lavora con la carbonella. Forse il bar poco distante da qui, o un furgoncino che vende cibi e bevande, ma non certo uomini al barbecue: in quest'oasi di libertà non è consentito. L'aroma sprigionato dalla Marijuana bruciata si distingue chiaramente: neanche questo sarebbe consentito, ma qualcuno ha deciso di respirare ancora più libertà. Marijuana. L'associazione di idee mi proietta ad Amsterdam. Avrei dovuto tornarci, questo almeno era il programma. Ma evidentemente quest'anno sono di moda i lettoni. E io, di conseguenza, sono fuori moda. Sono "out", per dirla in termini anglossasoni.
Anche l'udito cattura e riconosce suoni e rumori, interiorizzando il mondo esterno e permettonde una ricostruzione ideale dentro di sè. Non tutti dormono o prendono il sole: i bambini gridano e giocano a calcio, i cani corrono liberi ovunque e ogni tanto abbaiano, mentre altri ricevono ordini dai rispettivi padroni. Ancora, delle mamme richiamano i propri piccoli, qualche appassionato di bicicletta ne approfitta per pedalare nel verde e nel sole, mentre un passo affrettato segnala la presenza di gente che ha scelto il parco per fare jogging. Di tanto in tanto s'ode il fruscio del vento, in alto il cinguettio degli uccelli. Dello sfrecciare delle automobili solo il ricordo. Il tatto permette di capire quando è il momento di andare o, quantomeno, di ripararsi all'ombra. Il viso caldo e la sensazione della pella che tira sono il segnale di allarme: il sole preso senza protezione solare è abbastanza, per oggi. E' in questo momento che si riaprono gli occhi, e per gli occhi è dolce la riscoperta di quello che gli altri sensi avevano suggerito.
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