Thursday, 12 April 2012

Gunter Grass riaccende la "questione israeliana"

 Con una poesia il premio Nobel accusa lo stato ebraico di minacciare e diventa «persona non gradita», per via di quelle che - fa notare lo scrittore - sono «le prassi consuete delle dittature».

di Emiliano Biaggio

Una volta si veniva bollati con il marchio dell'infamia per essere ebreo, oggi si viene bollati con il marchio dell'infamia se solo si critica Israele. Corsi e ricorsi storici. Cambiano i tempi, cambiani i regimi, ma non cambia il solito modo di fare, non muta la solita legge del più forte. E quel principio per cui ciò che è scomodo non può essere detto. Mai. Soprattutto quando si ha a che fare con Israele e l'ebraismo. Così Gunther Grass, premio Nobel per la letteratura, diventa vittima della "damnatio memoriae" del popolo d'Israele per lil suo Quel che deve essere detto, poema in cui lo scrittore sostiene che Israele e il suo armamento nucleare rappresentano una minaccia per la pace mondiale, e che la Germania sbaglia a rifornire Israele di sottomarini. Un componimento non piaciuto al popolo di Israele, tanto che per i suoi versi Grass è diventato «persona non gradita». Per cui, per decisione del ministro dell'interno israeliano, Eli Yishai, Grass non potrà entrare in Israele. Grass nemico di Israele perchè ha criticato Israele. Ancora una volta la maledizione ebraica si abbatte su quanti cercano di maledire gli eredi del regno che fu di Davide e Salomone. Ma guai a toccare il popolo eletto: anche solo non condividere l'operato del democratico governo israeliano comporta subito la messa in stato d'accusa per anti-semitismo o, peggio, adorazione delle teorie hitleriane e del nazionalsocialismo. E infatti «le poesie di Grass - scandisce il ministro dell'Interno israeliano - sono un tentativo di guidare il fuoco dell'odio contro Israele e il popolo israeliano e di promuovere le idee di cui era esponente quando indossava la divisa delle SS».
   Sull'argomento spunti di riflessioni certo non mancano. Fortunatamente ci pensa Moni Ovadia, attore teatrale e drammaturgo, di famiglia ebraica sefardita, a dire quanti molti pensano. «Israele ha reagito, come sua consuetudine, nel più stupido dei modi ovvero dichiarando Grass persona non grata nel Paese e, per dare maggiore credibilità al bando, ha tirato fuori i brevissimi trascorsi del Nobel in divisa da SS a 17 anni». Il punto è un altro, e Ovadia - in perfetto stile grassiano - si sente in dovere di dirlo. «Il sistema di potere dello Stato di Israele pretende autoreferenzialmente di essere al di sopra di qualsiasi straccio di legalità internazionale al riguardo di certe questioni».
   Israele si mostra dunque ancora una volta per quello che è: un problema non per ciò che è, ma per ciò che fa e come lo fa. Vale a dire promuovere un sionismo anti-democratico. Lo fa notare Gunter Grass neanche troppo velatamente, nel ricordare come in vita sua solo altri due paesi lo bollarono col marchio dell'infamia e lo dichiararano «persona non gradita»: la Ddr e la Birmania. «In entrambi i casi sono state messe in atto le prassi consuete delle dittature», sottolinea il premio Nobel. Corsi e ricorsi storici. Cambiano i tempi, cambiano i regimi. «La Ddr non c’è più», ricorda Grass. «Ma come potenza nucleare di grandezza incontrollabile, il governo israeliano si mostra autoritario e finora inaccessibile a qualsiasi esortazione. Solo la Birmania lascia germogliare una piccola speranza».

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