Il Consiglio europeo vede il rilancio in grande stile dell'europeismo dell'Italia, che grazie Monti trova il meccanismo anti-speculazione.
di Emiliano Biaggio
Hanno vinto Mario Monti e l'Europa.
L'intesa sul meccanismo anti-spread raggiunta dall'Eurogruppo
nell'ambito dei lavori del Consiglio europeo è infatti il risultato
del lavoro del presidente del Consiglio, che torna a Roma con un
rinnovato prestigio e una più' forte credibilità sul piano politico
interno che su quello diplomatico esterno. Del lavoro del professore
beneficia anche e soprattutto l'Europa, che riesce a dotarsi di una
serie di meccanismi in grado di tutelare i paesi più fragili
dell'Eurozona dagli attacchi speculativi. Un successo più di Monti
che dell'Italia: questa la lettura degli addetti ai lavori dell'esito
del vertice europeo terminato oggi e che ha varato, tra l'altro,
l'atteso pacchetto per la crescita. Le misure adottate dai 17
dell'Eurozona rispondono, infatti, più alle esigenze spagnole che a
quelle italiane, e il primo a riconoscerlo è lo stesso Monti: '«La
possibilità per il fondo salva-stati di intervenire direttamente per
ricapitalizzare le banche è importante soprattutto per la Spagna».
Anche perchè ''in questo momento l'Italia - chiarisce Monti - non
pensa di attivare il meccanismo»,
anche se «per il futuro
non escludo nulla». L'ha
dunque spuntata la Spagna su tutti, ed ecco il motivo perchè si
attribuiscono meriti a Monti ma non riconoscimenti per il paese di
cui è alla guida. Se l'Italia, pur al momento non interessata
all'utilizzo del meccanismo, comunque fortemente voluto, acquista da
questo vertice peso e credibilità, è la Spagna che porta a casa le
misure di cui ha bisogno. Monti però ha fatto passare la sua linea e
la sua politica, e in questo sta la sua bravura. «Abbiamo
cercato di fare azione di promozione presso altri paesi di questa
idea di forte sinergia tra disciplina di bilancio e misure per la
crescita», spiega. Il
risultato di questa azione? «Ormai
pervada tutte le politiche economiche, mi pare di capire anche quella
francese». Le misure per
la crescita stabilite a Bruxelles alla fine sono quelle già
ampiamente annunciate. Per cui via libera, sul piano politico, alla
ricapitalizzazione della Banca europea per gli investimenti: la Bei
verrà dotata di 10 miliardi aggiuntivi per mobilitare, si stima, 180
miliardi di nuovi investimenti. Via libera poi ai project bond: i
paesi dell'Ue hanno deciso di «lanciare
immediatamente»la fase
pilota di questi strumenti che dovrebbero permettere investimenti per
ulteriori 4,5 miliardi nei settori trasporti, energia e
telecomunicazioni. Si' anche all'unione monetaria europea, per la
quale dovrà essere predisposta una roadmap entro la fine dell'anno.
Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy ha dato
mandato ai presidenti di Bce, Eurogruppo e Commissione europea di
definirla. Una versione preliminare dovrà essere presentata a
ottobre, per poi avere un rapporto definitivo entro il 31 dicembre
2012. E poi ancora c'è impegno condiviso ad aumentare la
flessibilità nel mercato del lavoro e ad attuare la direttiva
europea per la liberalizzazione dei servizi.
Ma il pacchetto crescita ha subito un
brusco colpo quando Monti e il suo collega spagnolo, Mariano Rajoy,
hanno puntato i piedi sul meccanismo anti-spread. Italia e Spagna
hanno fortemente voluto l'adozione del meccanismo, minacciando di
fatto il veto sul pacchetto crescita (esprimendo sulla questione una
formale «riserva di
attesa»). Una mossa
sgridata ai capi di Stato e di governo dei paesi fuori l'Eurozona,
preoccupati per un possibile nulla di fatto sulla crescita. La presa
di posizione italo-spagnola ha indotto Van Rompuy a convocare la
riunione dell'Eurogruppo nella notte, e alla fine è arrivata
l'intesa sullo strumento con il quale i paesi “virtuosi” (cioè
con i conti pubblici in ordine e processi di riforme in atto) possono
contrastare la speculazione e di conseguenza il pacchetto per la
crescita ha ricevuto l'ok di Monti e Rajoy ed è stato cosi'
approvato. Il meccanismo chiesto e ottenuto da Monti prevede che il
fondo salva-stati dell'Unione, l'Esm, potrà intervenire in maniera
automatica nel caso in cui gli spread di una nazione virtuosa
superino una data soglia. Per quei paesi che usufruiranno dell'aiuto
dell'Esm non saranno poste condizioni aggiuntive rispetto agli
impegni già presi con la Commissione Ue e l'Eurogruppo nell'ambito
delle raccomandazioni specifiche per paese. Nè, soprattutto, vedrà
interventi della troika (Commissione Ue-Bce-Fmi). Lo Stato
interessato al meccanismo anti-spread dovrà comunque fare una
richiesta formale di attivazione dell'intervento del Fondo di
salvataggio, e sottoscrivere un protocollo d'intesa. Inoltre è
prevista la possibilità di ricorrere all'Esm per la
ricapitalizzazione diretta delle banche dei paesi dell'Eurozona. Si
rafforza infine il ruolo della Banca centrale europea, che agirà per
conto dei fondi salva-Stati (Efsf ed Esm) sui mercati, comprando
titoli dei paesi e svolgendo un'azione di supervisione. Tutto però
dovrà essere definito in maniera tecnica il prossimo 9 luglio,
quando si riunirà nuovamente l'Eurogruppo. «Molti
colleghi - rimarca Monti nella sua conferenza stampa finale - si sono
complimentati, mi hanno detto che la scelta di Italia e Spagna di
imporre una discussione approfondita su questi meccanismi ha permesso
di uscire da qui con qualcosa di definito».
Merito di Mario Monti, che riconsegna all'Italia quel ruolo
europeista che Silvio Berlusconi le aveva fatto perdere.
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