Friday, 15 June 2012

L'idea Ue: un "commissario" speciale per il Tibet

Il Parlamento europeo approva una risoluzione a sostegno del territorio che fu occupato dai cinesi, in un atto di umanità a un popolo oppresso e in un atto di sfida alla Cina. E alla Commissione Ue.

di Emiliano Biaggio

La situazione in atto in Tibet preoccupa l'Europa, tanto da indurre il Parlamento Ue a chiedere all'alto rappresentante della Politica estera dell'Ue, Cathrine Ashton, di istituire un responsabile per la regione cinese, una sorta di "commissario" speciale per il Tibet. Con una mozione approvata dall'Assemblea a Strasburgo, si esorta la nomina di «un coordinatore speciale per la promozione dei diritti umani in Tibet», che «riferisca regolarmente della situazione e fornisca assistenza ai rifugiati tibetani».
  Il testo, approvato a larga maggioranza, è stato presentato a seguito del deteriorarsi della situazione nel luogo. Dal 2009 a oggi, infatti, ben trentotto tibetani - principalmente monaci e monache - si sono arsi vivi in segno di protesta contro la politica repressiva cinese nel territorio della regione autonoma tibetana (Tar). Da qui la decisione del Parlamento europeo di incalzare la Commissione Barroso - piuttosto timida nei confronti dei cinesi - a farsi sentire. La risoluzione chiede infatti alla Ashton di affrontare il tema «in ogni incontro con rappresentanti della repubblica popolare cinese». Una critica neanche troppo velata all'ultima visita ufficiale di un membro del governo di Pechino a Bruxelles: in quell'occasione Barroso decise di non organizzare alcun punto stampa per timore di domande troppo scomode. Il tema Tibet è, ancora oggi, un argomento piuttosto delicato per la Cina, così come quello dei diritti umani. Il parlamento europeo sfida allora il gigante asiatico: la risoluzione chiede di far pressione perchè la Cina riconosca «una significativa autonomia al territorio storico del Tibet». Parole che pesano come macigni. Fino all’invasione e all’occupazione cinese del 1950, il Tibet era composto dalle tre regioni del Kham, Amdo e U-Tsang; i cinesi invece- da un punto di vista territoriale-  considerano il Tibet come la Regione Autonoma tibetana (Tar), creata nel  1965 e comprendente in larga parte quella che per secoli è stata la regione dello U- Tsang: in quell’anno il Tibet  venne di fatto smembrato, dal momento che il Kham e l’Amdo divennero parte delle province cinesi del Qinghai, dello Sichuan, del Gansu e dello Yunnan. Il Parlamento europeo va insomma incontro alle posizioni dei Dalai Lama - la massima autorità spirituale e politica tibetana - osteggiato dalla Cina, che lo accusa di attività sovversiva in quanto contrario all'idea di una sola Cina. Il Parlamento Ue anche su questo è piuttosto chiaro, e «rifiuta» l'idea per cui il Dalai Lama è un minaccia all'unità cinese.
  I deputati europei hanno scelto la linea dura nei confronti delle autortià cinesi: di fronte al deteriorarsi della situazione in Tibet, hanno chiesto, nella risoluzione, «accesso senza restrizioni per la stampa e le organizzazioni umanitarie» in Tibet, e hanno esortato Cathrine Ashton a far sì che il responsabile Ue per il Tibet, già che c'è, «monitori il rispetto dei diritti umani in Cina». La risposta della Cina a tutto questo è facilmente prevedibile. Resta da capire come reagirà a questa risoluzione la Commissione Ue.

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