Federer batte Murray e trionfa a Wimbledon per la settima volta in carriera. "King Roger" vince il suo diciassettesimo slam e torna numero 1.
di Emiliano Biaggio
Roger Federer vince il torneo di Wimbledon sconfiggendo in quattro set il rivale Andy Murray dopo oltre tre ore di gioco. 4-6, 7-5, 6-3, 6-4 il punteggio finale, al termine di una partita che riporta Federer al primo posto nel ranking mondiale e che soprattutto permette al tennista elvetico di scrivere ancora altre pagine di storia di questo sport. Con quella di oggi sono sette le coppe sollevate da Federer na Wimbledon, come Pete Sampras, il solo - fino ad oggi - ad aver sollevato così tanti trofei sull'unico campo in erba del circuito dello Slam. Ma soprattutto con quello di oggi sono diciasette i trofei del massimo circuito tennistico professionistico. Federer, che già aveva polverizzato record e riscritto classifiche e almanacchi, torna a fare la storia del tennis. I numeri del campione svizzero servono solo a confermare l'unicità di questo talento senza pari - per numeri - nella storia de tennis. A trent'anni Federer si riprende tutto: Wibledon (le due edizioni precedenti le avevano vinte, nell'ordine, Nadal e Djokovic), un trofeo dello slam (l'ultimo fu l'Open di Australia del 2010) e il primo posto al mondo. «Il primo posto nel ranking non regala niente», dice a fine gara, nella consueta cerimonia di premiazione. Federer lascia intendere che preferisce dare il meglio piuttosto che essere il migliore. «Nelle finali di Wimbledon do sempre il massimo», sottolinea. Quanto alla sua carriera e agli ultimi anni privi di vittorie non drammatizza. «Non ho mai smesso di credere che potessi tornare a vincere».
Che Federer abbia voglia di macinare tennis e vittorie si vede però solo dopo il secondo set. L'avvio di Murray è semplicemente perfetto: lo scozzese gioca bene e sbaglia poco, a differenza di Federer. Il 6-4 con cui chiude il set non sorprende. Il Regno Unito inizia a sognare, a pensare che battere "king Roger" è possibile. Lo svizzero cerca la settima affermazione a Wimbledon, Murray la prima in un torneo dello slam (dopo le finali perse nel 2008 agli Us Open e nel 2010 e nel 2011 in Australia). Lo scozzese ha già scritto un suo pezzo di storia personale, riportando un britannico a disputare una finale maschile di Wimbledon: era dal 1938 che non si vedeva un britannico all'utlimo atto del torneo, da quando Austin Bunny perse contro lo statunitense Don Budge, altra leggenda del tennis di sempre, uno dei sette ad aver vinto tutti e quattro i tornei dello Slam. Tra questo c'è anche Fred Perry, l'ultimo britannico - lui inglese, però - a trionfare a Wimbledon (nel 1936). Ma si dà il caso che anche Federer sia nella lista di quei sette, uno dei pochi davvero grandi, per molti il più grande di tutti. Murray gli strappa il primo set e nel secondo costringe Federer ad andare ai vantaggi. Finisce 7-5 per lo svizzero, che appare in difficoltà. Nel terzo set si consuma la svolta: la pioggia costringe l'arbitro a interrompere la gara per permettere la chiusura del tetto dello stadio. Siamo sull' 1-1, con Federer in vantaggio 40-0. Dopo mezz'ora si riprende, e Federer appare più fresco. Porta a casa il game, e successivamente - in vantaggio per 3-2 e con Murray alla battuta, strappa il servizio al rivale portandosi sul 4-2 recuperando da 0-40. Murray annulla cinque palle break, ma non può nulla sulla sesta. Federer conquista il game e, alla battuta del gioco successivo, allunga sul 5-2. Federer concede un gioco a Murray prima di chiudere sul 6-3. Nel quarto set break fondamentale di Federer che da 1-2 si porta sul 4-2, indirizzando di fatto l'incontro. Sul 5-4 Federer è alla battuta e Murray si porta sul 15-0. I tifosi esultano ormai a ogni errore di Federer e a ogni punto di Murray. Quando questi segna il 15-0 in un set fondamentale (in caso di parità 5-5 si vince a 7 anzichè a 6), lo stadio spera nella rimonta impossibile. Ma Federer è più forte di tutto e tutti, annulla il vantaggio dello sfidante e vince 6-4 l'ultimo set, aggiudicandosi gioco, partita, incontro.
Federer esce ancora una volta vincitore assoluto, Murray un'altra volta sconfitto. A fine gara non può fare a meno di piangere. «Ci sono andato vicino», le prime parole che fa scivolare via insieme alla lacrime. Il pubblico lo applaude. «Ci ho provato, ma non è stato facile». Ancora applausi. Murray ringrazia. «Tutti dicevano che avevo per il fatto di giocare in casa avevo una grande pressione. Non è vero. Ho avuto solo un pubblico fantastico. Grazie». Ancora applausi. Meritati, va detto. Murray elogia quindi il più forte. «Roger ha giocato alla grande, e si merita questa vittoria». Parole amare, quelle di Murray. Ma la sua è una giusta analisi: Federer ha sbagliato tanto (tre doppi falli, trentaquattro errori per colpi forzati, almeno una decina di tiri finiti a rete) e Murray ha sfoderato colpi da maestro, ma lo svizzero ha incantanto ancora una volta con il suo gioco sontuoso fatto di voleè, colpi morbidi, passanti millimetrici, pallonetti, diagonali e colpi sotto rete. Il pubblico di Wimbledon, che pure faceva il tifo per Murray, non ha potuto fare a meno di applaudire le giocate del campione e di osannare il vincitore, stavolta - contrariamente al solito - per nulla commosso. «E' una bella sensazione», si limita a dire alla fine, sorridente.
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