Povertà in aumento e criminalità in crescita. Anche nella capitale dell'Ue si soffre
In Belgio la crisi morde, e morde sempre di più. Non sembra, ma perchè Bruxelles non è il Belgio. E se la crisi si fa sentire anche a Bruxelles, florida e ricca grazie all'Unione europea, allora vuol dire che la situazione è davvero critica. Si capisce dai piccoli ma visibili segnali che si colgono per le strade: vetrine infrante, qualche serranda abbassata, gente che ruba nei supermercati. "Si prega di depositare borse e zaini all'ingresso. La direzione si riserva altrimenti il diritto di aprirli e ispezionarli in qualunque momento". Cartelli come questi affissi all'ingresso dei Carrefour non sono casuali. Le vetrine infrante non sono molte, solo una manciata. Non bastano a fare un indizio. O forse sì. Basta Sfogliare uno dei quotidiani più letti del regno per scoprire che la criminilatà è in aumento a Bruxelles, basta sfogliare un altro quotidiano molto diffuso per scoprire che un belga su cinque è a rischio pvertà. Il 20% della popolazione, in sostanza, fa la fame. Per dirla in altri termini, sono al limite della soglia delle povertà 2,2 milioni di persone. A Genk aleggia lo spettro della chiusura dello stabilimento d'assemblaggio della Ford: a rischio ci sono 4.300 posti di lavoro.
Per le strade si sono moltiplicati i mendicanti. Dov'erano prima? Qualcuno sostiene sia gente venuta dai paesi dell'est. Chissà. La situazione è comunque deteriorata, e il clima non è dei migliori. La città fino ad oggi interculturale inizia a rifugiarsi nella paura e nel disprezzo dello straniero, come sempre in questi casi. Gli ambienti comunitari non fanno eccezione: tra i giornalisti belgi si inizia a rumoreggiare, qualcuno sostiene che i corrispondenti esteri sottraggano lavoro ai cronisti locali. Scene ordinarie di ordinaria isteria collettiva. Anche a Bruxelles.
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