L'Assemblea generale si esprime sulla richiesta di riconoscimento dello status di paese non membro osservatore. Un "sì" e i territori saranno considerato uno stato.
di Emiliano Biaggio
La Palestina potrebbe scrivere una pagina storica per il processo di pace in Medio Oriente e, soprattutto, per la sua nascita a Stato a tutti gli effetti. Domani si vota alla Nazioni Unite la proposta di risoluzione per il riconoscimento della Palestina quale non membro osservatore dell'Onu, che se approvata sancirebbe di fatto il riconoscimento dell'entità come vero e proprio stato. Un voto tanto discusso quanto atteso, tanto delicato come decisivo. L'Autorità nazionale palestinese ostenta sicurezza: i voti perchè la risoluzione passi ci sarebbero. «La leadership palestinese crede che questa volta si raggiungerà una maggioranza schiacciante», ha fatto sapere Ibrahim Khreisha, rappresentante permanente palestinese presso il comitato per i diritti umani dell'Onu. A suo dire «è pienamente certo che che la maggioranza ci sarà: ci aspettiamo 140 voti a favore su 193, tra cui quelli di 12 stati europei». Un calcolo che se dovesse risultare errato lo sarebbe di poco, se è vero che il governo di Israele si sarebbe detto «rassegnato» all'idea di un riconscimento della Palestina. L'Europa arriverà al voto divisa: non ci sarà una posizione comune come Unione europea ma tante posizioni nazionali. Hanno già annunciato il proprio voto favorevole Austria, Cipro, Danimarca, Francia, Malta, Norvegia, Portogallo, Spagna e Svizzera, a cui si aggiungeranno i "sì" di Russia e Turchia. A favore anche Cina, India, Brasile e Sudafrica, contrari Canada, Stati Uniti, Israele e Germania. Probabili le astensioni di Italia e Belgio, paesi che ancora non hanno elaborato una linea. In bilico i Paesi Bassi, tentati per l'astensione ma per il "sì" in caso di voto. "Sì" condizionato della Gran Bretagna, che chiede - per sostenere la Palestina - tre cose: l'astensione dalla richiesta di entrare nella Corte penale di giustizia e nella Corte internazionale di Giustizia, una ripresa immediata e senza condizioni dei negoziati e che la risoluzione dell'Assemblea generale non chieda al Consiglio di sicurezza di seguirne le mosse. Si attende, dunque, col fiato sospeso: un voto favorevole potrebbe segnare le sorti della questione arabo-israeliane.
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