Sunday, 18 November 2012

Israele e il dilemma della legittima difesa

Ogni volta che è attaccata, si difende e offende. Ogni volta si chiede risposta proporzionata, ma i numeri smentiscono sempre.

Un bambino gravemente ferito
l'e-dittoreale

Razzi palestinesi in territorio israeliano e Israele risponde. Una storia giù vista, che torna a riproporsi e a riproporre con sè i soliti interrogativi che sempre accompagnano le violenze infinite nel martoriato territorio palestinese. Il diritto di Israele a difendersi quanto giustifica azioni fuori misura? Fino a che punto è colpa dei palestinesi, frustrati per l'incapacità di Israele di trovare un accordo di pace? Le responsabilità e le colpe si confondono, le verità e le menzogne si perdono nelle nuvole di polvere che alzano bombe e razzi. Le vittime si contano solo che si diradano la "Colonna di nuvole", la nuova operazione militare lanciata dallo Stato ebraico in risposta alla rottura della tregua di Hamas. Le vittime sono almeno 70, 67 palestinesi e 3 israeliane. Solo nell'ultimo raid degli F-16 israeliani si piangono 10 bambini e 5 donne. Nella ripresa delle ostilità l'Europa - ancora una volta schieratasi senza esitazione con Israele - ha chiesto per mezzo dell'Alto rappresentante per gli Affari esteri, Catherine Ashton, solo che la risposta dello Stato ebraico «sia proporzionata». I numeri suggeriscono che questa reazione non lo sia, come sempre del resto: Israele ha una delle macchine militare meglio collaudate e funzionanti al mondo, la Palestina non è nemmeno uno stato. Per un razzo lanciato in Israele corrispondono caccia e carriarmati mossi verso i territori. I numeri portano a riflessioni tanto legittime quanto sbagliate quando si parla di Israele e delle questione ebraica: 70 morti, 67 palestinesi e 3 israliani. Venti palestinesi per ogni israeliani. Dieci fucilazioni per ogni tedesco ucciso. Altri tempi, altri regimi. La democrazia non più essere paragonata al totalitarismo. Ma le analogie sono da brividi. «Gli attacchi di razzi da parte di Hamas e di altre fazioni a Gaza che hanno dato inizio alla crisi attuale, sono del tutto inaccettabili per qualsiasi governo e devono fermarsi», sostiene Ashton. Non a torto. «Israele ha il diritto di proteggere la propria popolazione da questo tipo di attacchi», sostiene ancora Ashton, sempre non a torto. Ma la linea sottile tra ciò che è giusto e legittimo e ciò che non lo è più, dove si trova? Israele ha lanciato l'operazione "Colonna di nuovle", già definita «una eclatante aggressione contro l'umanità» (Mohamed Morsi, presidente egiziano). Raid aerei ininterrotti, stop agli aiuti umanitari, e anche bombardamento del palazzo che ospita i giornalisti a Gaza. D'accordo: Hamas ha fatto cadere missili su Gerusalemme dopo quarant'anni e a Tel Aviv sono stati riaperti i rifugi, ma questa è una reazione proporzionata? La risposta viene da sè, mentre le potenze occidentali si limitano a manifestare «preoccupazione» (Angela Merkel, cancelliere tedesco) e rispolverare i soliti inutili quanto ipocriti inviti al cessate il fuovo (Navi Pillay, portavoce dell'Alto commissario per i diritti umani dell'Onu). La verità, neanche troppo nascosta, è che Israele ha ragione a prescindere, quando è dalla parte del torto come in quella della ragione. La storia si conosce anche fin troppo bene, perchè si ripete ogni volta: operazione "Piombo fuso", operazione "Colonne di nuvole", Sabra e Shatila: le responsabilità e le colpe si confondono. Ma come sempre avviene si suddivodono. Ciò rende tutte le parti, nessuna escluda, colpevoli. Ma questo aspetto si continua colpevolmente e complicemente a tacerlo.

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