Wednesday, 9 January 2013

Italia, basta barare con i bilanci pubblici

Nel nostro paese si mettono in rendiconto solo i pagamenti avviati, e non tutti i debiti contratti. Dalla Commissione Ue l'invito a modificare le norme.

Antonio Tajani
di Emiliano Biaggio

Come fare a ridurre i debiti e diminuire la lista dei conti da pagare? Non considerare i pagamenti da fare e non dichiararli nel resoconto di spesa. E' quello che fa da sempre l'Italia, dove la pubblica amministrazione - in ritardo cronico quando si tratta di pagare le aziende private a cui affida dei servizi - non conteggia in bilancio le commesse stipulate ancora da pagare. Funziona così: si mette in bilancio solo il debito contratto che si è iniziato a pagare, ma non si mette - e quindi non si conteggia - la voce dei saldi da pagare arretrati e che ancora non si è iniziato a pagare. Un modo di fare che altera i conti, con bilanci passivi dichiarati più leggeri di quanto siano effettivamente, con i debiti non calcolati di cui è difficile calcolarne l'entità. Si ferifica una sorta di "falso in bilancio" legale, con cui le amministrazioni pubbliche contribuiscono a dare vita a un sistema di conti non proprio sotto controllo per via di consuntivi sempre approssimativi per via delle voci mancanti. Un modo di fare che a Bruxelles inizia a non essere tollerato. Il Commissario europeo per l'Industria, Antonio Tajani, esorta il nostro paese a cambiare sistema e mettere in bilancio ogni voce, inclusi quindi tutti i debiti, anche i pagamenti alle aziende ancora non erogati. «C'è un problema con le norme italiane sulla contabilità dello Stato, che prevedono l'iscrizione a debito nel momento in cui si cominciano a pagare gli arretrati e non quando le Pubbliche amministrazioni sottoscrivono i contratti e gli impegni di spesa con i fornitori». Per Tajani è necessario «armonizzare a livello Ue le norme di contabilità dello Stato, per evitare differenze di trattamento fra i diversi paesi membri». Un chiaro invito all'Italia a prendere esempio da altri paesi. «Sarebbe il caso che l'Italia rivedesse l'attuale sistema».

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