La speciale mappatura realizzata dal ricercatore statunitense Jay Ulfelder. Le più forti instabilità nell'Africa sub-sahariana.
fonte: Asca
Guinea Bissau, Sudan, Mali, Madagascar e Mauritania presentano rispettivamente i governi più instabili del mondo e sono «ad altissimo rischio» colpo di Stato nel 2013. Lo stima il ricercatore e politologo statunitense Jay Ulfelder, attraverso un'elaborazione di modelli matematici capace di classificare i 30 esecutivi sul pianeta con il maggior rischio di essere rovesciati illegalmente attraverso l'uso della forza. La tabella, ripresa anche dall'edizione on-line del Washington Post, mostra un allarme diffuso particolarmente tra i Paesi dell'Africa sub-sahariana (nove dei primi dieci in graduatoria provengono da quella regione), dove le condizioni sociali, infrastrutturali ed economiche sono fortemente condizionate dall'attivismo di cellule estremiste radicali di matrice islamica. Tra questi sorprende la presenza del Sud Sudan, al ventesimo posto tra i Paesi ad alto rischio golpe, indipendente dal 9 luglio 2011 e membro ufficiale dell'Onu dal 14 luglio dello stesso anno. Stupisce anche il balzo al decimo gradino (avanti persino ad Haiti, Cambogia, Ecuador e Afghanistan) di Timor est, lo Stato del sud-est asiatico dove l'11 febbraio 2008 un gruppo di militari ribelli ha tentato di rovesciare il governo nazionale. La Guinea-Bissau è capofila dei paesi ad alto rischio "in virtù" del golpe del 13 aprile del 2012 e dei precenti colpi di stato del 2009 e del 2010. Seguono - nel non proprio onorevole podio - Sudan e Mali, con quest'ultimo messo a dura prova dal golpe di marzo del 2012 e dalla 'Battaglia di Gao' combattuta per l'autonomia della regione dai gruppi islamisti dei Mujao e degli Ansar Dine contro i tuareg del Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawa (Mnla). Il Niger occupa la nona posizione della graduatoria: lo stesso Ulfelder sottolinea tuttavia che il suo modello matematico «ha probabilmente sopravvalutato i rischi di un golpe» nello Stato amministrato da Mahamadou Issoufou, considerando come variabile portante il colpo di Stato già registrato nel 2010. Sul fronte latino-americano, sono Haiti (docidesimo) ed Ecuador (quattordicesimo) i paesi più esposti al rischio di colpi di Stato nel 2013. Ruanda, Burkina Faso, Zimbabwe, Gambia e Liberia chiudono la graduatoria dei 30 luoghi più instabili del mondo sul profilo amministrativo. La Siria, dove da quasi due mesi si susseguono ininterrotamente sommosse popolari contro il regime di Bashar al Assad, viene collocata solo al venticinquesimo posto, dietro Costa d'Avorio (ventiquattresimo), Yemen (ventitreesimo) e Tanzania (ventiduesima). Stupisce infine che l'Egitto, recentemente teatro di violenti scontri e dibattiti politici tra le fazioni laiche e musulmane del Paese, non figuri tra i 30 paesi ad alto rischio di golpe. Per quest'anno è quarantanovesimo.
fonte: Asca
Guinea Bissau, Sudan, Mali, Madagascar e Mauritania presentano rispettivamente i governi più instabili del mondo e sono «ad altissimo rischio» colpo di Stato nel 2013. Lo stima il ricercatore e politologo statunitense Jay Ulfelder, attraverso un'elaborazione di modelli matematici capace di classificare i 30 esecutivi sul pianeta con il maggior rischio di essere rovesciati illegalmente attraverso l'uso della forza. La tabella, ripresa anche dall'edizione on-line del Washington Post, mostra un allarme diffuso particolarmente tra i Paesi dell'Africa sub-sahariana (nove dei primi dieci in graduatoria provengono da quella regione), dove le condizioni sociali, infrastrutturali ed economiche sono fortemente condizionate dall'attivismo di cellule estremiste radicali di matrice islamica. Tra questi sorprende la presenza del Sud Sudan, al ventesimo posto tra i Paesi ad alto rischio golpe, indipendente dal 9 luglio 2011 e membro ufficiale dell'Onu dal 14 luglio dello stesso anno. Stupisce anche il balzo al decimo gradino (avanti persino ad Haiti, Cambogia, Ecuador e Afghanistan) di Timor est, lo Stato del sud-est asiatico dove l'11 febbraio 2008 un gruppo di militari ribelli ha tentato di rovesciare il governo nazionale. La Guinea-Bissau è capofila dei paesi ad alto rischio "in virtù" del golpe del 13 aprile del 2012 e dei precenti colpi di stato del 2009 e del 2010. Seguono - nel non proprio onorevole podio - Sudan e Mali, con quest'ultimo messo a dura prova dal golpe di marzo del 2012 e dalla 'Battaglia di Gao' combattuta per l'autonomia della regione dai gruppi islamisti dei Mujao e degli Ansar Dine contro i tuareg del Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawa (Mnla). Il Niger occupa la nona posizione della graduatoria: lo stesso Ulfelder sottolinea tuttavia che il suo modello matematico «ha probabilmente sopravvalutato i rischi di un golpe» nello Stato amministrato da Mahamadou Issoufou, considerando come variabile portante il colpo di Stato già registrato nel 2010. Sul fronte latino-americano, sono Haiti (docidesimo) ed Ecuador (quattordicesimo) i paesi più esposti al rischio di colpi di Stato nel 2013. Ruanda, Burkina Faso, Zimbabwe, Gambia e Liberia chiudono la graduatoria dei 30 luoghi più instabili del mondo sul profilo amministrativo. La Siria, dove da quasi due mesi si susseguono ininterrotamente sommosse popolari contro il regime di Bashar al Assad, viene collocata solo al venticinquesimo posto, dietro Costa d'Avorio (ventiquattresimo), Yemen (ventitreesimo) e Tanzania (ventiduesima). Stupisce infine che l'Egitto, recentemente teatro di violenti scontri e dibattiti politici tra le fazioni laiche e musulmane del Paese, non figuri tra i 30 paesi ad alto rischio di golpe. Per quest'anno è quarantanovesimo.
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