Benjamin Netanyahu |
Israele punisce Benjamin Netanyahu, primo ministro uscente e vincitore delle elezioni per un pugno di voti. Pochi, per avere ancora una maggioranza che gli consenta di governare con tranquillità, forse addirittura troppo pochi per garantire la sopravvienza del prossimo esecutivo. I partiti di centro-destra ottengono appena 62 seggi su 120 (31 seggi all'alleanza tra il Likud di Netanyahu e Israel Beytenu di Avigdor Lieberman, 11 seggi allo HaBayit HaYehudi del nazionalista Naftali Bennett, 11 seggi agli ultra-ortodossi sefarditi di Shas, 7 seggi agli ultradossi ashkenaziti di Yahadut HaTorah HaMeukhedel). Vero vincitore delle elezioni è il giornalista televisivo Yair Lapid, che con i 19 seggi conquistati dal suo Yesh Atid si afferma come secondo partito nazionale davanti al partito laburista (16 seggi). Sei seggi conquistati dai liberali di HaTnuah, il partito di Tzipi Livni, tanti quanti quelli ottenuti dal partito di sinistra Meretz. Appena due seggi per Kadima, il partito che fu di Ariel Sharon. «E' chiaro che gli israeliani hanno deciso che vogliono che continui a fare il primo ministro», il commento di Netanyahu, che preferisce non pensare, almeno per ora, alla delicata fase politica che aspetta lo stato ebraico. Lapid - ago della bilancia - sembra intenzionato a rilanciare il processo di pace. «Senza un accordo con i palestinesi l’identità sionista d’Israele è in pericolo». Ma soprattutto c'è la possibilità che ceda agli inviti degli altri partiti di centro e di sinistra per un governo senza Netanyahu: con equilibri che si reggono su meno di una manciata di voti tutto è possibile. Il presidente della repubblica, Shimon Peres, dovrà avviare le consultazioni parlamentari con i partiti prima di formare un nuovo governo. Tutti guardano al nuovo Israele con grande interesse: ci si chiede quali scenari si possano aprire per il futuro della questione arabo-israeliana.
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